Migranti: è un fallimento dell'Europa, non del premier italiano
Polonia e Ungheria non cambiano idea e bloccano l’intesa europea sulla ripartizione dei migranti all’interno della Ue. Morawiecki e Orbán vogliono cambiare le regole e la loro impuntatura passa per una sconfitta della Meloni, colpevole di essere politicamente amica dei signornò nonché la sola che ha provato a far cambiare loro idea, parlandoci. In effetti la nostra premier si era illusa di poter esercitare un ascendente, ma razionalmente non si può pensare che dei leader forti cambino idea su politiche così radicate nelle loro convinzioni solo per simpatia. Non sono cose che si chiedono per favore queste e lo sa bene anche Giorgia, che ha commentato il suo tentativo a vuoto sostenendo di non poter essere delusa da chi difende gli interessi nazionali.
Il gioco di mettere in conto alla Meloni tutte le impuntature di Varsavia e Budapest è peloso oltre che sinistro. Non è che quando l’Olanda fa i capricci e difende i propri interessi, magari speculando ai danni degli altri Stati dell’Unione, qualche anima bella progressista si alza per puntare il dito contro Berlino, che dell’Aja è azionista di maggioranza. Nessuno accuserebbe mai di disumanità i nostri dem perché i loro colleghi socialisti spagnoli sparano sui clandestini.
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ALTRO CHE FRATELLANZA - E allora, a dirla tutta, l’impasse sugli immigrati è un guaio soprattutto per l’Italia ma è un fallimento dell’Europa, che tira in ballo il tema dell’unità e della fratellanza solo quando vuol far digerire a uno Stato membro qualcosa che a esso invece va di traverso. Come capita, per esempio, a noi con il Mes, il meccanismo europeo di stabilità che l’Italia, unica nella Ue, non vuole ratificare e del quale giusto ieri ha slittato di quattro mesi la discussione. Il che, grazie al cielo, ci consente di passare un’estate senza stare a discettare di questa cosa che dovremmo approvare per fare un piacere agli altri anche se non vogliamo utilizzarla. La Meloni ieri non poteva spuntarla con gli amici Orbán e Morawiecki perché lei sta fuori dalla maggioranza Ursula, quella giallo-rossa-rosa-verde e con tonalità d’azzurro, che avrebbe invece dovuto incaricarsi dell’opera di persuasione. Se dopo il voto del 2024 cambierà la guida della Ue, allora la trattativa con Budapest e Varsavia potrebbe essere impostata su altri piani e avere successo. Quanto al Mes, Roma gioca su più tavoli. Per approvarlo chiede sconti sui parametri, solidarietà migratoria, voce in capitolo. Sono tutte partite lunghe, esprimere giudizi definitivi a ogni tappa serve ad alimentare la polemica politica, non a chiarire alcunché.
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