«Guardi, ci spiace. C’è posto solo a fine ottobre». Roma, Parma, Pordenone, Treviso, Napoli. E tu stai lì, col telefono in mano: cominci a sudare freddo. Nonostante fuori abbiano iniziato a colare le temperature da tropico, ci sono trenta gradi all’ombra e l’unica cosa che vorresti è andartene in vacanza. Ecco, appunto, la vacanza. Il mare, la spiaggia, il solleone. L’albergo. L’aereo. Ma se ti è scaduta la carta d’identità, che fai? Se devi rinnovare il passaporto a che santo ti voti? Perché tanto la compagnia decolla lo stesso, che tu abbia fatto il check-in o meno: ma per farlo hai bisogno di un documento valido e se vuoi scavallare il continente son problemi (per il passaporto), ma pure se resti in Europa non va tanto liscia (perla carta d’identità elettronica).
La burocrazia, i tempi del rilascio, gli uffici (che alcuni sono pure chiusi), le domande che si moltiplicano (proprio perché è estate), l’arretrato da smaltire, quelli poco previdenti che arrivano all’ultimo e gli smemorati che se ne sono accorti solo quando han provato a comprare il (benedetto) biglietto per l’ombrellone sul bagnasciuga e si son sentiti rispondere dal gestore di turno: «Questo documento è scaduto, deve rifarlo». Te lo chiedono all’imbarco, te lo chiedono alla reception dell’hotel, te lo chiede la signora dell’appartamento su Booking e te lo possono chiedere, in qualsiasi momento, le forze dell’ordine a un normale posto di blocco: la carta d’identità è un documento indispensabile. Però a Roma c’è chi è riuscito a fissare un appuntamento per il rinnovo solo a marzo 2024. Che sarebbe l’anno prossimo, giusto per dircela chiara. C’è quel cartello, appiccicato sulla facciata dei municipi romani: questa «sede non offre, al momento, disponibilità per prenotare un appuntamento».
C’è chi si presenta col biglietto del treno sventolante e riesce a farsi fare, senza troppa attesa, la carta d’identità cartacea, quella a libricino senza chip e con la vecchia fototessera a colori: meglio di niente. Meglio che rinunciare alle ferie. Però a Parma (che è una cittadina molto più piccina, mica una metropoli di tre miliardi di persone, ma un capoluogo provinciale che non raggiunge i 200mila abitanti) prima di Ferragosto non c’è verso di ottenere alcunchè. Nada. Però a Pordenone si aspetta un mese e a Treviso altri due e a Napoli, già a inizio giugno, perché il problema mica è sbucato fuori adesso come un porcino in mezzo al muschio dopo un temporale, semmai ce lo trasciniamo da tempo, ecco, a Napoli è stato necessario addirittura varare un “piano speciale” perché solo due uffici su 24 offrivano la possibilità di prenotare la carta d’identità elettronica on-line.
Italia, 2023. Secondo Altroconsumo, che è l’organizzazione dei consumatori, per richiedere un passaporto ci vogliono 230 giorni a Bolzano, ad Ancona 150, a Palermo 55, mentre a Bari, a Bologna, a Genova, a Padova, a Torino e nella modernissima Milano (la rilevazione è di dieci giorni fa) non si riesce manco a fissare un appuntamento in questura dall’ingorgo che c’è. Il Covid prima (che ti rinnovava i documenti d’ufficio perché l’ufficio, in realà, era chiuso al pubblico: e che quindi ha creato una sorta di imbuto), la ressa dopo (con le richieste che si moltiplicano anche perché c’è voglia di uscire, di tornare alla normalità, di concederci quelle vacanze che i due anni della pandemia ci hanno azzoppato).
Non può essere una scusa, quella dell’emergenza: visto che è finita un annetto fa (almeno stando alle decisioni del governo) e le limitazioni non ce le ricordiamo quasi più. In un question time alla Camera della settimana scorsa, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi assicura che «i tempi si attestano su quelli previsti dalla normativa», almeno per quanto riguarda i passaporti, e che sono «quindici giorni e, in caso di accertamenti, trenta. Il portale per il quale si registrano i disagi nella fissazione degli appuntamenti è soltanto uno degli strumenti di accesso», continua il responsabile del Viminale, le misure dell’esecutivo Meloni «hanno fatto aumentare in modo consistente il numero dei passaporti rilasciati». Ma c’è ancora a chi pesa la lunga attesa.