Il bravo avvocato? Non è chi conosce le leggi ma chi conosce il giudice. Seguendo il celebre aforisma, Luciano D’Alfonso, attuale deputato del Pd e nella scorsa legislatura potente presidente della Commissione finanze di Palazzo Madama, si prodigava di consigli di questo tenore con Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle dogane, arrestato giovedì con l’accusa, fra l’altro, di corruzione. Minenna, amico di vecchia data di Beppe Grillo e quindi pentastellato della prima ora, con il debole dei bolidi e delle yacht, voleva in particolare influenzare i pubblici ministeri di Roma che indagavano sulle sue minacce nei confronti del funzionario dell’Antifrode Miguel Martina.
Il dirigente era stato incaricato, nei primi mesi del 2020, di investigare su una presunta truffa sulle mascherine prive di certificazione che entravano in Italia e che erano finite nel procedimento penale della Procura di Forlì che ha portato all’arresto di Minenna. Nell’ordinanza di custodia cautelare vi è sul punto una telefonata del 5 novembre 2021 che l’allora numero uno delle Dogane, piazzato durante il governo Conte1, aveva fatto al suo amico di lunga data D’Alfonso, autore della riforma tributaria che ha amplificato a dismisura i poteri del Mef e delle agenzie fiscali nei confronti dei contribuenti e che è stata votata senza alcuna discussione in Parlamento (non da Fdi) con la scusa del Pnrr.
ESIGENZE PRIVATE
Scrive il gip: «Durante la conversazione Minenna chiedeva al dem alcuni consigli su come comportarsi nella fase delle indagini preliminari pendenti presso la Procura di Roma. La telefonata assume rilievo in quanto è particolarmente indicativa della spiccata attitudine di Minenna di intessere relazioni con esponenti di tutti gli apparati dello Stato proprio al fine di soddisfare le sue esigenze private, cercando di incidere concretamente sullo sviluppo delle indagini». Vale la pena, allora, rileggere la trascrizione, quanto mai esaustiva di come funzionino certi rapporti nei palazzi che contano. «Allora bene questa cosa è un punto fermo importante... questa cosa del giudice del Lavoro... io adesso ti devo dettagliare tre questioni», esordisce D’Alfonso, ricordando all’amico che al «Mef hanno impaludato la tua credibilità». Cosa fare? Semplice: «Scegliti un avvocato non di seconda mano che vada a prendere i caffè... nei luoghi non te lo devo dire io, lo sai tu dove sono i luoghi dove si prendono i caffè perché in Italia c’è una parte che si chiama procedimento... ascoltami bene... ascoltami bene e togliti tutte le cose che fanno adesso nei tuoi ambienti, questa è verità rivelata».
E quale sarebbe la «verità rivelata»? Lo spiega sempre D’Alfonso nel proseguo della telefonata: «L’accertamento della verità in Italia è fatto di due pezzi: un primo pezzo si chiama procedimento, un secondo pezzo si chiama processo. Gli avvocati vogliono lavorare sul processo perché vengono pagati. Tu devi lavorare sul procedimento che è la fase iniziale, è quando l’ovulo incontra lo spermatozoo non quando c’è il feto e nella fase del procedimento servono i colloqui nei palazzi alti, dove l’avvocato va, parla, prende il caffè e sedimenta l’opinione favorevole». Ecco, dunque, il suggerimento: «Ti consiglio di mettere un avvocato idoneo, non ascoltando quello che dicono gli avvocati, ma se non hai fatti formali aspetta... nooo! Subito l’avvocato idoneo e a Roma ce ne sono tre o quattro che io non ti devo suggerire. Avvocati che abbiano capacità di curvare la schiena e capacità di mettere in campo credibilità» Minenna:«Eeeeh! Però Lucia’... io ti posso fare...».
ACCREDITAMENTO
D’Alfonso: «Io ti faccio degli assist incredibili, quando si discuterà l’interrogazione su di te al Senato io farò un lavoro che nessuno sa fare come me! Nessuno!». Minenna sarà confermato nell’incarico il 17 maggio del 2021, nonostante avesse avuto quindi scontri con gli alti dirigenti del Mef. Per questo ci sarebbe stato bisogno di un “accreditamento” con il ministro dell'Economia Giorgetti. Minenna aveva poi l’ambizione di diventare presidente della Consob. Ma quali erano questi contrasti? Con i vertici della Finanza e con il capo dell’ufficio legislativo del Mef, il magistrato Glauco Zaccardi. Tutto rientrato dopo “l’intercessione” di Gianluca Pini.