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Frans Timmermans ko, l'estremista verde sconfitto: cosa cambia a Bruxelles

di Attilio Barbieri sabato 17 giugno 2023
 Frans Timmermans

 Frans Timmermans

3' di lettura

La maggioranza Ursula non esiste più. Il patto fra socialisti, popolari, liberali e verdi che ha retto l’Unione europea nella legislatura in corso si è frantumato. Forse definitivamente. La rottura si è verificata ieri alla Commissione ambiente dell’Europarlamento, guidata dal macroniano Pascal Canfin, ex verde, saltato sul carro del vincitore (Macron) alle elezioni del 2019, per garantirsi il posto a Strasburgo. In votazione c’era la legge sul Ripristino della natura che a dispetto della definizione, se approvata, comporterebbe la scomparsa dall’agricoltura europea, cancellata dal dimezzamento degli agrofarmaci e dal moltiplicarsi dei vincoli per tenere incolti i terreni. Fino a qualche mese fa doveva essere l’apoteosi del Green Deal progettato e allestito dal socialista francese Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue e regista supremo della svolta ecologista che ha già condotto allo stop ai motori endotermici entro il 2035.

La legge sul Ripristino della natura doveva essere il suggello ultimo al sogno ecologista attorno al quale si era coagulata la maggioranza Ursula. Così non è stato. Nonostante alla Commissione ambiente dell’assemblea di Strasburgo abbondino i pasdaran ecologisti enche fra i liberali di Renew Europe e nel Partitro Popolare europeo, la proposta di «reiezione» non è passata per un solo voto. Favorevoli e contrari hanno pareggiato: 44 a 44. «Il voto, successivamente, è stato pure sospeso e riprenderà il 27 giugno», ha twittato Marco Campomenosi, capodelegazione della Lega a Strasburgo, «i segnali di un risveglio delle coscienze rispetto a certe proposte estremiste e pericolose sono comunque molto positivi. Certo, sarà interessante capire se il Partito popolare europeo proseguirà in questo improvviso atto di emancipazione rispetto agli eccessi della maggioranza di centro-sinistra che ha sostenuto fino a ieri o se verrà richiamato all’ordine da Timmermans e da Ursula von der Leyen».

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Da quel che è stato possibile ricostruire, a tenere in equilibrio la bilancia e respingere la proposta di bocciatura della legge sul Ripristino della natura sono stati i voti di alcuni eurodeputati liberali di Renew Europe, a cominciare da quello di Canfin. La seduta è stata rinviata al 27 giugno, mentre il voto alla plenaria dell’Europarlamento è previsto per il 7 luglio. «Sono abbastanza fiducioso che alla plenaria la legge sarà lasciata cadere», confessava il popolare tedesco Peter Liese. Mentre fonti della Lega a Bruxelles esultavano: «Per la maggioranza Ursula siamo ai titoli di coda». «Contro le follie green, al Parlamento europeo, esiste una nuova maggioranza», ha incalzato il co-presidente dei conservcatori europei dell’Ecr Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia). «Le follie green del commissario Timmermans e la sua agenda fortemente ideologizzata si infrangono all’interno della sua stessa maggioranza», rincara la dose l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-Ecr e componente della commissione Ambiente Sergio Berlato: «La situazione di pareggio che ha impedito il rigetto del regolamento sul Ripristino della natura ma anche la sua approvazione, mette in evidenza una maggioranza ormai consolidata su questi temi formata da Ecr, Ppe, Id e parte di Renew. Per fortuna manca solo un anno alle elezioni europee che vedranno un’altra maggioranza nel Parlamento europeo».

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Si tratta di capire ora cosa accadrà da qui al 7 luglio, quando l’ultimo pezzo del Green Deal dovrebbe arrivare in aula a Strasburgo. È prevedibile che Timmermans faccia il diavolo a quattro pur di evitare una clamorosa bocciatura alla plenaria che bloccherebbe l’azione di governo della Commissione von del Leyen. Ma «ormai è chiaro, Timmermans non ha più la maggioranza, ne prenda atto e si metta a riposo fino a fine legislatura. Il 9 giugno 2024 ci penseranno gli elettori a mandarlo a casa per sempre», chiosa il capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Europarlamento, Carlo Fidanza. Certo, il numero uno del Ppe Manfred Weber contava di farcela a respingere definitivamente già ieri la legge sul Ripristino della natura, dopo le due bocciature ottenute alle Commissioni Agricoltura e Pesca. E non è detto che i popolari dei Paesi nordeuropei restino allineati anche in futuro al nuovo corso che ha portato il Ppe a sganciarsi dalla maggioranza Ursula. Soddisfatta la spagnola Iratxe Garcia Perez, capogruppo dei Socialisti e democratici: «Abbiamo fermato il tentativo della destra di sabotare la legge sul ripristino della natura, Ma la battaglia non è ancora finita! Andremo avanti fino in plenaria». Il momento della verità sarà quello. 

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