“Souviens-toi d’Omaha”. Ricordati di Omaha, sta scritto in una poesia appesa davanti all’ingresso del Cimitero americano di Colleville-sur-Mer, centosettanquattro anime sulla costa normanna. La spiaggia sotto, da settantanove anni, è nota come Omaha Beach, e no, non ce la ricordiamo più, da troppo tempo. Omaha fu il punto dove l’Operazione Overlord, il grandioso piano di invasione alleata dell’Europa occidentale, rischiò di abortire prima di nascere, quella maledetta (e salvifica) mattina del 6 giugno 1944, quando l’acqua era solo rossa, era solo sangue, e i sopravvissuti erano pigiati insieme ai cadaveri in pochi metri di spiaggia, totalmente esposti alla mitraglia nazista.
Era successo che in quel settore, per un misto imprevedibile di errori e sfortune (coordinate sbagliate dei bombardamenti, condizioni atmosferiche avverse) le difese tedesche fossero rimaste completamente intatte. Solo l’incommensurabile forza d’urto di uomini e di mezzi permetterà agli americani di non essere ricacciati in mare. Il D-Day che (non) abbiamo celebrato ieri è stata la più grande operazione anfibia della storia, rappresenta una vetta dell’ingegno umano dal punto di vista militare, logistico, ingegneristico, strategico, perfino spionistico. Sì, perché la premessa dell’Overlord fu l’operazione Fortitude, una colossale iniziativa di depistaggio quasi hollywoodiana, che implicò la costruzione di un finto esercito sulla costa britannica agli ordini del generale Patton (il più “riconoscibile” dal nemico) proprio di fronte a Calais, nel punto più stretto della Manica. I tedeschi sono convinti che sbarcheremo lì, e noi dobbiamo fare di tutto per rafforzare questo pre-giudizio, perché i tedeschi sono i migliori a seguire un piano, ma se glielo scompagini vanno in difficoltà: questa era l’idea di “Ike” Eisenhower. Così, mentre i tedeschi li aspettano a Calais, 156mila soldati alleati puntano su cinque spiagge della Normandia: Gold, Juno e Sword (settore anglo-canadese) e le gigantesche Omaha e Utah (settore americano).
MULBERRY HARBOUR
Poco prima, l’82ª e la 101ª divisoni aviotrasportate statunitensi sono state paracadutate oltre le linee nemiche. La sera del 5 giugno Eisenhower l’ha passata insieme a loro, ha stretto la mano a ciascuno, ha piantato i propri occhi nei loro occhi, perché sa che dopo poche ore molti non guarderanno più, sa che li sta mandando al massacro. Il bilancio al tramonto del 6 giugno parla di circa 2500 soldati angloamericani morti, di cui un terzo nel solo macello di Omaha Beach.
La sera, tutte le teste di ponte, Omaha compresa, erano consolidate. Poteva materializzarsi un’altra genialata anglosassone, nota come Mulberry Harbour. Uno dei principali argomenti contro la scelta di sbarcare in quel punto della costa era l’assenza totale di porti. Nessun problema, li costruiamo noi, fu la risposta. Il progetto, espressamente voluto da Winston Churchill, consisteva nella costruzione di mastodontici porti artificiai temporanei sulle spiagge conquistate, per far affluire il grosso degli uomini e dei mezzi, soprattutto i carri armati Sherman, destinati a decidere le sorti della battaglia di Normandia. I Mulberry furono operativi già la mattina del 9 giugno, e nei 100 giorni successivi al D-Day permisero di sbarcare oltre 2,5 milioni di uomini, 500mila veicoli e 4 milioni di tonnellate di rifornimenti, dando corpo alla convinzione suprema di Churchill fin dall’attacco di Pearl Harbour: il vero fattore decisivo nel conflitto sarebbe stata la potenza non pareggiabile dell’industria americana.
EUROPA LIBERATA (A METÀ)
La decisività strategica e valoriale dell’Overlord non è ovviamente quantificabile. Anzitutto, segnò l’apertura del “secondo fronte” in Europa, che Stalin chiedeva insistentemente fin dal 1942, sottovalutando però, da capo di una grande potenza di terra, la difficoltà tecnicamente intrinseca a un’operazione anfibia, dunque fondamentalmente aereo-navale, di questa portata. Inaugurò ufficialmente il conto alla rovescia per il Reich, riportò metro per metro, città per città, nazione per nazione, la libertà in mezza Europa. Non solo salvandola dalla svastica, ma anche impedendo che fosse “liberata” dall’Armata Rossa, piombando così da un inferno totalitario all’altro. Forse è proprio per questo che l’intellighenzia italica rimuove il D-Day, perché avrebbe tanto preferito accucciarsi all’ombra di Baffone, come preferirebbe accucciarsi oggi all’ombra dei suoi eredi, Putin in testa. Grazie a Dio non è andata così. No scusate, non a Dio, ma grazie a quei paracadutisti, quei fanti, quei ragazzi. Ricordati di Omaha.