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Vittorio Feltri, chi vince non governa: la democrazia è stata uccisa con la Prima Repubblica

di Vittorio Feltri martedì 23 maggio 2023
Vittorio Feltri, chi vince non governa: la democrazia è stata uccisa con la Prima Repubblica

3' di lettura

Tutti in Italia si sciacquano la bocca con la parola democrazia. Ma si dà il caso che da quando è franata la Prima Repubblica si è visto ben poco di democratico dalle nostre parti. Negli anni Novanta il glorioso pentapartito fu fatto secco da Mani Pulite come si trattasse di una cosca mafiosa. Solo i comunisti si salvarono perché probabilmente si avvalsero della simpatia della magistratura. Basti pensare alla tangente di un miliardo recapitata a Botteghe Oscure e persa di vista. Non si seppe mai in quali mani finì. Evaporò.

Le elezioni politiche svoltesi nel ’94 furono vinte dal centrodestra che però durò al governo alcuni mesi. L’esecutivo cadde come corpo morto cade grazie a Bossi e soprattutto al capo dello Stato, Scalfaro. E il centrosinistra si impadronì di Palazzo Chigi. Si trattò di un golpe alla pummarola. Romano Prodi, tutt’altro che fesso, sopravvisse a lungo. In quel periodo i principi della democrazia furono così accantonati. In seguito Silvio Berlusconi riuscì di nuovo a conquistarsi la maggioranza. Ma ancora una volta fu sgambettato, addirittura condannato dai giudici per un reato inesistente. Cosicché Mario Monti divenne premier, nominato a bella posta anche senatore a vita. Intanto i valori democratici andarono a farsi fottere. Sul recente passato sorvolo perché immagino sia noto a tutti.

Veniamo ad oggi. Alle urne il settembre scorso si impone Giorgia Meloni, la quale invece di essere chiamata a fare il suo lavoro di premier deve combattere contro i deficienti che la accusano di essere a capo di un gruppo di manipoli fascisti, quando le camicie nere sono scomparse oltre 70 anni orsono insieme al duce. Siamo al delirio, e le regole elementari della democrazia, accantonate. I comunisti, ancora vivi e vegeti, non tollerano che il Paese sia guidato dalla destra conservatrice e insistono a rompere l’anima combattendo con ogni arma mediatica contro i mussoliniani immaginari.
Una farsa con risvolti drammatici. Il rispetto della democrazia latita. I giovani, appoggiati dai vecchi tromboni, si scatenano cavalcando l’ambientalismo e l’estensione dei diritti agli omosessuali, come non ne avessero abbastanza.

La moda più praticata è la violenza: le teste calde se la prendono con i monumenti storici, li imbrattano, li rovinano e non pagano i danni ingenti che provocano un giorno sì e l’altro pure. Certi gesti sconsiderati non vengono neppure sanzionati e spesso addirittura applauditi. Recentemente a Roma in una università si organizza una conferenza tenuta da gente moderata, che intende solo discutere di vari temi. Un gruppo di studenti che non sanno che cosa sia la democrazia, impediscono a legnate che si svolga la manifestazione.

E la settimana scorsa a Torino, al Salone del libro i soliti progressisti dei miei stivali hanno aggredito il ministro Roccella che intendeva esporre le proprie tesi. Un vero e proprio attacco, l’ennesima dimostrazione che la democrazia, cioè il diritto previsto dalla Costituzione di esprimere liberamente qualsiasi pensiero, piaccia o no, è ignorato. È un concetto semplice che tuttavia non entra in testa ai sedicenti progressisti. Forse la democrazia che ci hanno insegnato i greci è uscita di mente a gran parte del popolo ed è sottovalutata da qualche partito che punta alla egemonia. Non ci resta che protestare pur consapevoli che ciò sia inutile.

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