I ripetitori Mediaset
La giornata, malgrado le frenetiche voci che da mercoledì, dopo le notizie sull’aggravamento dello stato di salute di Silvio Berlusconi, hanno iniziato a circolare nelle sale operative, era partita tranquilla. MediaforEurope, la holding controllata da Fininvest alla quale fa capo Mediaset, ha aperto addirittura in ribasso in Piazza Affari, dopo i consistenti acquisti del giorno precedente. Il titolo A è partito in flessione dello 0,9%, mentre Mfe B (quelle con dieci diritti di voto) è sceso dell’1,2%. Nel corso della seduta, però, il vento è cambiato. Più d’uno ha di nuovo iniziato a scommettere contro la tempra del Cavaliere, cavalcando l’ipotesi che una sua scomparsa possa aprire qualche crepa nella sostanziale incontendibilità del suo impero mediatico.
Risultato: a fine giornata tutti i titoli della galassia sono schizzati. Le azioni MediaforEurope di categoria A hanno guadagnato il 2,89% (0,44, ai massimi da agosto 2022), le Mfe di categoria B il 3,66% (0,68 euro. ai massimi da inizio marzo). In rialzo deciso (+2,64%) anche l’altra quotata del settore editoriale in portafoglio a Fininvest, Mondadori, mentre Mediolanum, in cui la holding della famiglia Berlusconi detiene il 30% circa, è salita dell’1,59%.
SPECULAZIONI - Il rialzo è frutto di speculazioni il cui fondamento, per ora, è tutto da dimostrare. Mfe, con sede legale in Olanda ma fiscale nei Paesi nei quali opera, ha un controllo blindato da parte di Fininvest, che detiene il 47,9%. Il 25,4% è il flottante in Borsa, mentre Vivendi ha ancora il 4,5% diretto e il 18,7% tramite la fiduciaria Simon. Il 3,6% sono azioni proprie del gruppo. I francesi, che come secondi soci vengono sempre guardati dal mercato in caso di cambiamenti forti, dopo 5 anni di battaglia con il Biscione hanno comunque firmato un accordo di progressiva uscita dall'azionariato, con segnali anche ultimamente distensivi come la cessione della quota di Mediaset Espana per la fusione in Mfe. Insomma, una scalata al titolo è da escludere, così come sarebbe impensabile che il gruppo possa finire nel mirino di una offerta pubblica di acquisto che non avrebbe alcuna possibilità di successo.
Malgrado questo, il mercato sembra convinto che i problemi di salute di Berlusconi possano riaprire gli scenari sull’assetto di controllo. Scenario di cui, per ora, non si è avuta, però alcuna avvisaglia. Anzi, l’azienda guidata da Pier Silvio è da mesi impegnata in una campagna di espansione in Europa che viaggia su una triangolazione tra la Spagna, con la controllata Mediaset Espana che solo qualche settimana fa ha avviato il processo di fusione per incorporazione in Mfe approvato con il 100% dei voti dai soci italiani e dal 91,3% di quelli iberici, e quella tedesca, dove il Biscione ha già conquistato il 29,9% (è il primo socio) di Prosiebensat e ha aperto una sede a Monaco di Baviera guidata da Katharina Beherends, che pare essere già riuscita ad ottenere dei risultati. Dopo una serie di attriti ed un plateale ostruzionismo ora i tedeschi di Prosieben sembrano intenzionati a concedere a Mfe uno o due posti all’interno del consiglio di sorveglianza che verrà rinnovato a maggio.
Certo, nulla si può mai dire. Una cosa, però è certa. Qualsiasi operazione dovrà passare per una intesa con l’attuale proprietà, sia sugli assetti sia sul prezzo. Altrimenti chiunque si cimenterà nell’impresa rischia di fare la fine di Vincent Bollorè, che con Vivendi tentò la scalata arrivando a detenere fino al 29,9% dei diritti di voto di Mediaset. Come è finita lo sappiamo. Il colosso francese dovrà uscire da Cologno entro il 2026.