Cerca
Cerca
+

Vittorio Feltri, che barba il piagnisteo femminile dell'8 marzo

Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
  • a
  • a
  • a

Due giorni fa, come ogni anno l’8 marzo, si è noiosamente celebrata la giornata mondiale della donna. Nel senso che quotidiani e televisioni hanno ripetuto allo sfinimento le solite litanie sulle presunte ingiustizie subite dalle signore. Storie ripetitive e false. Si è trattato più che altro di un piagnisteo gratuito, luoghi comuni e demenzialità stucchevoli. Non è vero che le femmine siano vittime degli uomini, i quali le sopportano stoicamente. Ed è falso che siano soggette a violenze: in effetti sono più numerosi gli uomini morti ammazzati delle signore o signorine. Già questo dato potrebbe bastare per dimostrare quante balle si raccontano per evidenziare quanto le nostre mogli e fidanzate siano sottomesse a mariti o fidanzati. Per capire come in realtà stanno le cose basta osservare le tendenze in atto nella società attuale.

Inutile ripetere che la presidente del Consiglio italiano ha la gonnella così pure la segretaria del maggiore partito di opposizione e persino la capa della magistratura. Questi sono dettagli sia pure assai significativi. Segnaliamo alle rappresentanti del sesso debole (si fa per dire) che nelle università sono più numerose le sorelle, mentre i fratelli arrancano. In magistratura tra le pm e tra le giudici le toghe sono prevalentemente indossate da gentili dame. Nel ramo avvocati si registra lo stesso fenomeno: le signore superano i signori, io stesso mi fido di due legali coi capelli lunghi grazie alle quali non ho più perso una causa. Il settore medico da alcuni anni registra una prevalenza di donne in qualsiasi specializzazione, chirurgica compresa. Personalmente sono stato operato da due belle fanciulle che, al termine dell’intervento, mi hanno addirittura offerto una coppa di champagne a titolo di augurio. Insomma da una decina di anni almeno lorsignore dominano il mercato in ogni settore, tranne i vigili del fuoco, autentici eroi.

Un luogo comune infondato recita che nei giornali prevalgono i maschi. Altra bugia. Se leggete la Stampa di Torino e osservate la prima pagina vi renderete conto dell’invasione femminile. Ogni giorno firmano quattro o cinque commenti, naturalmente tutti improntati all’ideologia progressista, ma questa è solo una sfumatura. Il vicedirettore vicario del Corriere della sera è una signora, il direttore del Qn, quotidiano nazionale, cioè Resto del Carlino, Nazione e Giorno è una giovane e brillante professionista assai stimata nel nostro pettegolo ambiente. Qui a Libero il capo della cronaca di Milano e della cultura sono due donne abilissime, hanno un vocabolario ricco e una scrittura elegante, forse perché hanno studiato meglio e di più dei colleghi. Poi c’è una questione a cui non accenna nessuno. Mi riferisco alle retribuzioni. È una scemenza affermare che le femmine guadagnino meno dei maschi. Tanto è vero che i contratti di lavoro sono quasi tutti collettivi, cioè valgono nella stessa misura per entrambi i generi.

Gli insegnanti di qualsiasi grado prendono lo stesso stipendio a prescindere dal loro sesso. Lo stesso accade in ogni campo, sia pubblico sia privato. Bisogna riconoscerlo. Ma le signore hanno un handicap: spesso fanno figli e ciò le costringe ad assentarsi dal lavoro per lungo tempo, allo scopo di allevare i pargoli, e ciò impone loro di interrompere la carriera, il che le punisce anche sul piano economico. Qui bisogna aggiungere che gli uomini sono agevolati perché nel campo della procreazione il loro contributo, uno schizzo di liquido seminale, è nulla al confronto di una gestazione, del parto e dello svezzamento dei bimbi. Però la responsabilità è della natura, contro la quale pure noi uomini siamo completamente disarmati. Io ho avuto cinque figli, e li ha cresciuti tutti mia moglie, ciò che non le ha impedito di essere dirigente per anni di una emittente televisiva importante. Le sono tuttora grato. Aggiungo che le donne mi piacciono ancora nonostante l’età del dattero, però non ricordo perché. Se la vita può essere lunga, la memoria è sempre più corta.

Dai blog