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Meloni costretta a saldare i debiti di Prodi: l'ultima vergogna

di Caterina Spinelli venerdì 10 marzo 2023

 Romano Prodi

3' di lettura

La sinistra si indebita e la destra paga. Giorgia Meloni sarà costretta a liquidare i passivi altrui. Stiamo parlando dei 639.311,52 euro disposti dal Tribunale di Roma per una vicenda che risale ai tempi di Romano Prodi. Era il lontano 2007 e l’Italia si apprestava a ospitare i Mondiali di nuoto. Un’occasione ghiotta per l’allora governo che, senza pensarci due volte, diede il via libera ai lavori per il polo natatorio di Roma.

Proprio qui, nei giochi svoltosi dal 18 luglio al 2 agosto 2009, atleti di ogni Paese si sarebbero contesi l’ambita vittoria. Peccato però che a pesare sui lavori ci fu una infamante accusa: quella di abuso edilizio e presunte irregolarità nella realizzazione di piscine e strutture connesse. E così, a stretto giro, si mosse la magistratura in quella che venne definita l’inchiesta sul complesso “Grandi Eventi”.

Di fronte al clamore e allo sconcerto, Prodi pensò bene di fermare tutto: niente più lavori. Una decisione che ebbe importanti ripercussioni. I Mondiali di nuoto, tra le altre cose, lasciarono vasche vuote e scheletri di tribune. La Città dello Sport a Tor Vergata, quella che doveva donare alla Capitale ambiziosi progetti, è rimasta incompiuta. E non senza gravare sui bilanci: 240 milioni di euro spesi e una lievitazione dei costi a 660 milioni di euro.

Non è tutto. Come ricorda anche Open, dallo stop ai lavori deciso dall’esecutivo dell’epoca, fu il consorzio di imprese partecipanti a rimanere a bocca asciutta. Almeno fino al marzo 2022. Con l’assoluzione degli imputati (questa datata 2013), i creditori si sono fatti avanti. L’Immobiliare San Basilio 2016, impresa erede di quel consorzio, non è rimasta a guardare e ha intimato a Palazzo Chigi il pagamento dovuto.

“La citata sentenza – si legge sul sito della presidenza del governo -, munita di esecuzione formale, è stata notificata in data 16.03.22 a mezzo Pec alla presidenza del Consiglio dei ministri”. Insomma, quando a guidare l’esecutivo non c’era la Meloni ma Mario Draghi. A lui dunque è arrivata la richiesta di risarcire la San Basilio. Risultato? “Ad oggi – si legge ancora - nonostante sia scaduto il termine dei 120 giorni, il debitore non ha provveduto a dare adempimento a quanto disposto dal Tribunale”. Meglio che il debito pesi sul groppone del centrodestra, avrà pensato qualcuno “dimenticando” di saldare.

Ma i creditori sono creditori ed ecco che non esitano a bussare alla porta: “È interesse e volontà dell’Immobiliare San Basilio 2016 Srl di agire esecutivamente al fine di ottenere l’esecuzione di quanto disposto dal Tribunale”. Per questo l’azienda “intima e fa precetto alla Presidenza del Consiglio dei ministri, di pagare entro 10 giorni dalla notifica del presente atto le seguenti somme”. Da qui l’elenco per un totale di 639.311,52 euro. In caso contrario i beni del governo saranno pignorati. Una beffa per la Meloni che si trova a pagare per errori di altri e a mettere mano ai fondi appostati alla voce “liti” nel bilancio del 2023.

Eppure questo non è l’unico “pacco” lasciato dall’ex banchiere. A elezioni vicine Draghi lasciò un aspro conto da inserire nella legge di bilancio 2023. La modica cifra? 57,5 miliardi di euro, oltre a un intervento da 4,8 miliardi di euro per il mese di dicembre. Nessun dispetto, ma solo il frutto del passaggio di testimone del decreto Aiuti ter approvato dal suo Consiglio dei ministri. E chi contesta il blocco del taglio delle accise, faccia due conti.


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