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Migranti, Vittorio Feltri: "Non ha senso rischiare la vita per venire qui"

Vittorio Feltri
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Anzitutto la pietà e il dolore per le vittime del naufragio a Crotone. Una barcaccia che si sbriciola a cinquanta metri dall’approdo e muoiono annegate decine di persone, inclusi bambini e neonati, non mette di buon umore. Tutti ci interroghiamo perché sia possibile che accadano ancora, dopo anni e anni di sbarchi incontrollati, tragedie quale questa. Il problema sappiamo essere il disinteresse dell’Europa per il soccorso e l’accoglienza degli immigrati, onere che è stato scaricato sulle spalle degli italiani, quasi noi avessimo i mezzi per ospitare qualsiasi straniero in bolletta e affamato. Ha ragione la Meloni quando pretende che i viaggi della speranza siano a carico di tutta la Ue dato che la penisola è il confine di un continente cui appartengono varie nazioni. Il quale continente è come un condomino le cui spese non le paga un inquilino solo, bensì tutti.  

 

Il discorso mi sembra molto chiaro ma i fetenti di Bruxelles fanno orecchio di mercante. Al di là di queste considerazioni ovvie, c’è un altro aspetto della questione che merita un approfondimento. Riguarda i cosiddetti trafficanti di carne umana. Non si capisce perché una folla di individui, portandosi appresso mogli e figli piccoli, intraprenda - pagando cifre astronomiche - l’attraversata del Mediterraneo a bordo di carcasse parzialmente galleggianti allo scopo di raggiungere la nostra patria, che non è l’Eldorado, ma una terra sconvolta dalla miseria, dalla disoccupazione e da una massa di mafiosi e delinquenti di varia estrazione, tipo Messina Denaro, per citarne uno senza scomodare Brusca, pluriassassino incallito.

 


Si obietterà che in Africa, Pakistan e Afghanistan si campa assai peggio che altrove, essendo certi luoghi una sorta di Terzo Mondo pieno per altro di islamici che con la civiltà nostrana non hanno nulla da spartire. Tutto giusto. Ma prima di imbarcarsi su un rottame dovrebbero almeno informarsi sulle probabilità di sopravvivere ai rischi del mare, che da sempre sono una trappola. Invece se ne fottono e partono con la speranza in cuor. E si portano appresso pure la prole.  Non si chiedono neppure cosa faranno qui dalle nostre parti dopo aver abbandonato i loro miseri villaggi dominati spesso da un costume che ha in odio le donne mentre noi le eleggiamo premier e segretarie della opposizione. Essi si illudono di trovare dalla Calabria alla Lombardia un ambiente ricco e disponibile ad aiutare gli sfigati, mentre una volta giunti nel nostro Paese vengono abbandonati al loro destino, pertanto sono obbligati spesso a delinquere e a fare la pipì nelle aiuole delle nostre città essendo privi di una casa, di un reddito sicuro, di un lavoro. Il Paradiso terrestre è una illusione. Gli Stati che si rotolano nell’indigenza non devono confidare nel soccorso nostro, che non sia quello del recupero delle salme. In questo settore siamo specialisti.

 

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