CATEGORIE

Politicamente corretto, Feltri: "Ecco perché è una dittatura"

di Vittorio Feltri venerdì 24 febbraio 2023
 Vittorio Feltri

 Vittorio Feltri

3' di lettura

Ho il sospetto che Basaglia, lo psichiatra di genio che fece chiudere i manicomi, avesse capito come sarebbe finita. Noi poveri matti credevamo di poter felicemente scorrazzare in libertà, esibendo i nostri trascurabili balbettii fuoriusciti dal cervello (esito a chiamarli pensieri), senza essere inseguiti e placcati da nerboruti infermieri, indi ingolfati nelle camicie di forza per essere segregati oltre quel muro. Adesso è tutto un muro, o più precisamente una corazza di bavosa melassa che siamo costretti a indossare appena fuori dal letto. Ci riveste dalla testa ai piedi, senza alcun orifizio liberatorio. Essa è dotata all’altezza della bocca di una tagliola, che scatta e amputa il muscolo del cavo orale se la punta della lingua prova a bucare la maschera di ferro con parole tabù.

Fedez, Nicola Porro scatenato: "Quello ricchissimo che a sinistra..."

La sinistra, il "partito anti-body shaming" e del politicamente corretto, non spende una parola contro le verg...

In realtà, salvo qualche ardito votato al martirio, ci siamo adeguati al “politicamente corretto”, l’ideologia totalitaria che prima afferra e strizza la lingua e poi succhia il cervello e l’anima trasformando l’umanità in un vasto territorio di teste impagliate e lingue di legno. Ho usato fin qui immagini surreali, per essere all’altezza del “libello” (così definito dall’autore) o “pamphlet” (come lo chiama Giordano Bruno Guerri) scritto da Massimiliano Lenzi, giornalista e poeta, oltre che parecchie altre cose, il quale prima fotografa e poi tira poderose mazzate all’unica morale oggi ammessa, che prende vari nomi. Il modo più politicamente corretto di chiamarla - siamo ligi agli ordini, non vogliamo grane è esattamente “il politicamente corretto”, che può essere scritto all’inglese “politically correct”, oppure “mainstream”, che ha come conseguenza la “cancel culture”.

Tranquilli, nelle 54 pagine del volumetto, trovate tutto e di più. Il titolo è quasi più lungo del libro: Non me ne frego - La crisi delle democrazie occidentali (e Giorgia Meloni non c’entra), costa dieci euro, e i tipi sono quelli di Male Edizioni, come un’osteria che prometta vino cattivo e ti sfidi a berlo per stupirti. Ecco, mi ha stupito. Ha reso possibile l’impossibile. Un saggio breve e di pronta beva, insieme popolare e colto. Provo a spiegare il titolo, in particolare lo strano “Non me ne frego”, ma sbaglierò senz’altro. Il “me ne frego” fu uno dei motti prediletti da Mussolini, e perciò guai a usarlo, anatema, censura in quanto rivendicazione identitaria da camicia nera. (Adesso si preferisce il più elegante “‘sti cazzi”). Lenzi usandolo con la negazione davanti riesce a sfottere il politicamente corretto, usando proprio il frasario messo all’indice. E lo fa per avvertirci che non bisogna “fregarsene”, anzi si deve contrastare questa “dittatura” il cui marchio di fabbrica è l’imposizione della neo-lingua progressista. Cancellare vocaboli, negare espressioni popolari come incivili, significa mettere il lucchetto alla mente da cui sgorgano parole e significati. Jacques Derrida, che più progressista di lui non ce n’è, sosteneva che non esistono sinonimi. Ogni lemma è un numero primo. La libertà è scegliere quello che mi corrisponde. Vietato.

Vittorio Feltri, l'amara rivelazione: "Se mio figlio fosse gay..."

Quando ero adolescente avevo scoperto nella mia città, Bergamo, che esisteva un cinema, Santa Orsola, che  p...

La parlata che ci viene imposta, pena denunce e segregazioni nel lazzaretto dei reietti, è - come sostiene Luca Ricolfi - un’accozzaglia di “astrusità dei ceti alti”, che sentendosi “moralmente superiori” impongono la loro etica di Stato attraverso la pulizia etnica e razziale del linguaggio. Ah sì, le nostre democrazie sono formalmente adornate da articoli che garantiscono libertà di opinione e di parola, il colmo è che l’articolo 21 della nostra Costituzione è impugnato come una chiave inglese per minacciare di morte civile chi rifiuta di stanziarsi sul binario morto dei comandamenti progressisti, salutisti, fluidi, green, gretini, che anticipano il gelo della cassa di zinco. Splendido e terrificante il ritratto che Giordano Bruno Guerri, nella “post-chiacchierata” che chiude il pamphlet, fa di Singapore: città-Stato perfetta, democratica, pulita, severa con chi fuma, istruita, politicamente correttissima. L’inferno dev’essere così.

Feltri contro Schlein e Bonaccini: "Uno strazio, perderete da qui all'eternità"

Da qualche giorno in qua giornali e tivù si occupano appassionatamente del duello elettorale interno al Pd tra St...

Follie del pensiero unico La dittatura del politicamente corretto: le parole che non possiamo più dire

Deriva woke Premier League, ecco le quote etniche: cosa sono, l'ultima follia del politicamente corretto

Politicamente scorretto Marco Rizzo, "perché rivendico che mi piace la gno***": le parole che fanno impazzire tutti

tag

La dittatura del politicamente corretto: le parole che non possiamo più dire

Alberto Fraja

Premier League, ecco le quote etniche: cosa sono, l'ultima follia del politicamente corretto

Alessandro Dell'Orto

Marco Rizzo, "perché rivendico che mi piace la gno***": le parole che fanno impazzire tutti

Miss Italia, così il politically correct ha ucciso il concorso di bellezza

Paola Cardinale

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi

De Leo, Salvini dopo la telefonata con Vance: "Frizioni? Siamo su scherzi a parte"

La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio M...
Pietro De Leo