Il suo nome è David Sinclair, e potrebbe presto figurare nella storia della scienza a fianco di titani come Darwin e Pasteur. Dopo quattordici anni di ricerche, dal suo laboratorio all'Harvard Medical School di Boston, Sinclair e i suoi collaboratori, con uno studio pubblicato giovedì sulla rivista di biologia Cell, dichiarano con tutti i crismi del metodo scientifico che l'elisir di giovinezza, odi lunga vita, non è una leggenda: esiste una tecnologia che potrebbe realizzarlo. L'invecchiamento, sostengono, è un processo reversibile, e non una volta sola, ma più volte.
Per comprendere lo studio di Sinclair dobbiamo dimenticare storte e alambicchi, e usare i concetti dell'informatica. Immaginate che il nostro organismo sia un computer. Un computer ha un hardware (il DNA, cioè il genoma), e un software (tutte quelle proteine e altre sostanze chimiche che attivano o disattivano i geni contenuti nel DNA, cioè l'epigenoma). Sia il genoma che l'epigenoma sono ereditari. Il meccanismo dell'invecchiamento, dice Sinclair, dipende da un fatto piuttosto semplice: determinati fattori ambientali, ad es. l'esposizione al sole, l'inquinamento, il fumo, la mancanza cronica di sonno, un'alimentazione che provoca infiammazioni all'organismo e perfino la respirazione, possono danneggiare il processo con il quale il software (l'epigenoma) accende o spegne l'hardware (i geni). Infatti, questi fattori ambientali danneggiano il DNA nelle cellule, che viene "rotto" o danneggiato, e allora la cellula "va nel panico" dice Sinclair, e quelle proteine che, normalmente, servono a attivare o disattivare i geni, abdicano alla loro funzione per correre a riparare il DNA danneggiato a causa di comportamenti o fattori ambientali nocivi.
E qui sta la novità della scoperta di Sinclair: alcune di queste proteine, dopo aver riparato il DNA, non riescono a tornare alla loro funzione originaria, ma, per così dire, smarriscono la strada, oppure si perdono, proprio come le palline di una partita di ping-pong che finiscono sotto il tavolo, senza nessuno che le recuperi. Ecco che quindi l'epigenoma si corrompe, il processo di accensione e spegnimento dei geni ha un malfunzionamento, il nostro DNA - che contiene le istruzioni fondamentali, il progetto originario del nostro organismo - non viene più letto correttamente.
FARE ORDINE - L'informazione contenuta nel DNA non viene più estratta e interpretata come quando siamo giovani, ma si disperde nell'entropia, cioè nel disordine cellulare crescente. Da qui, le varie manifestazioni dell'invecchiamento.
Sinclair e collaboratori hanno scoperto un modo per resettare il sistema, proprio come si fa con un computer dopo che è stato danneggiato da un virus o dai pasticci di un utente maldestro. Perché - e questo è sensazionale - risulterebbe che dentro la cellula esista una sorta di backup dell'assetto epigenetico originario, e quindi non bisogna far altro, proprio come nei computer, che premere il tasto (o la combinazione di tasti) per ripristinare lo stato originario, quello della giovinezza. Infatti l'azione di ripristino non porta l'organismo proprio al 100% del suo stato iniziale (il che provocherebbe formazioni tumorali) ma a circa il 50-75%. E questo avverrebbe in qualunque condizione l'organismo si trovi: vecchio, malato.
In concreto, questo reset avviene tramite l'inoculazione nella cellula da ringiovanire di tre cellule riprogrammate (in termini scientifici dette fattori di Yamanaka, dal nome del biologo che riuscì a trovare il modo di riprogrammarle) in modo da comportarsi come cellule staminali pluripotenti, cioè cellule che normalmente si trovano negli embrioni alle prime fasi dello sviluppo, e poi si disattivano con l'età, e che hanno la capacità di svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula. Impiantando queste cellule ringiovanenti, si resetta anche la cellula che le riceve.
ESPERIMENTI RIUSCITI - «Come accada che le cellule ringiovaniscano del 50-75%», ammette Sinclair, «ancora non lo sappiamo». Finora questa tecnica è stata applicata sui topi, ad esempio su esemplari che avevano l'equivalente umano di 80 anni, e ha funzionato. Alcuni topi, cui era stato artificialmente danneggiato il DNA in modo che diventassero ciechi, hanno riacquistato la vista. Ad altri sono stati ringiovaniti i reni, i muscoli, il cervello. E in generale hanno vissuto più a lungo, il che fa pensare che il ringiovanimento coinvolga l'intero organismo. Nel suo laboratorio, Sinclair e la sua équipe sono riusciti a resettare le cellule nei topi più volte, e ora stanno passando a testare il reset sui primati. Ci vorranno decenni prima che una sperimentazione possa riguardare l'uomo, ma intanto si stanno investendo miliardi di dollari nelle tecniche anti-invecchiamento, e poi se l'elisir di Sinclair dovesse funzionare, potranno beneficiarne anche coloro che ora sono nella mezza età, visto che l'orologio biologico può essere resettato anche se si avranno 80 o 90 anni. Sarà il prossimo futuro a dirci se tutto ciò è un miraggio faustiano, o un sogno che si avvera.