Papa Francesco, l'esperto: "Doveva riposare e non l'ha fatto"

di Roberto Tortoramartedì 22 aprile 2025
Papa Francesco, l'esperto: "Doveva riposare e non l'ha fatto"
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Jorge Bergoglio è passato già alla storia come il Papa del popolo e per il popolo si è speso fino all’ultima energia vitale che ha avuto, fino all’ultimo giorno della sua vita. Anche a discapito, forse, delle sue condizioni di salute. Ci si chiede, infatti, se l’ictus che gli ha causato l’arresto cardiocircolatorio e che gli è stato fatale, insomma, non sia stato agevolato dal mancato riposo che avrebbe dovuto osservare dopo il lungo ricovero per le difficoltà respiratorie. La morte ufficiale, così come l’ha comunicata il Vaticano, è avvenuta per un ictus cerebrale che ha mandato il Pontefice in coma e compromesso gli organi vitali, fino all’avvenuto decesso. Il tutto, a circa due mesi dalla polmonite bilaterale che lo ha costretto a trascorrere i successivi 38 giorni ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma. Si parla di ictus cerebrale, perché senza una Tac è impossibile stabilire se sia stato un ictus di tipo ischemico, dovuto cioè all'occlusione dei vasi sanguigni, o di tipo emorragico, dovuto alla rottura di un vaso sanguigno con la perdita di sangue nel cervello”.

Questa l’analisi del presidente della Società italiana di cardiologia, Pasquale Perrone Filardi: “L’ipotesi più probabile è che sia stato un ictus cerebrale emorragico, dall'esordio più complesso e tale da portare al coma, causando una cascata di eventi su altri organi incluso il cuore e il sistema cardiovascolare, fino a provocare il collasso e a determinare la morte”. Così la pensa anche il vicepresidente della Società italiana di medicina interna Roberto Tarquini, primario di Medicina interna all'ospedale di Empoli, il quale aggiunge alla fine: “Difficilmente l'ischemia può portare alla morte. È comunque vero che lo stress eccessivo dell'ultimo mese potrebbe avere avuto un ruolo in una condizione fragile come quella di Papa Francesco. Era noto che dopo il momento difficile della malattia, per il Papa sarebbe stato necessario un periodo di riposo, ma gli impegni che ha affrontato per la Pasqua potrebbero avere comportato un affaticamento”.

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Francesco Blasi, direttore del dipartimento di Medicina interna e della Pneumologia del Policlinico di Milano, osserva: “La mortalità è altissima nei due mesi successivi a una polmonite grave. È una mortalità dovuta a eventi cardiovascolari o cerebrovascolari, come infarti e ictus e questi ultimi sono legati a strascichi dell'infiammazione. Durante la polmonite, infatti, l'infiammazione può diffondersi nell'organismo, con danni anche a carico di arterie e arteriole: questa situazione può predisporre il sistema a un evento cardiovascolare acuto”. Il riferimento, quindi, va ai tanti impegni pubblici presi dal Papa durante una convalescenza che era molto a rischio. Stefano Nardini, ex direttore della Pneumologia dell'ospedale di Vittorio Veneto (Treviso) spiega: “È possibile che il Papa facesse una terapia antiaggregante, che possa avere facilitato un evento emorragico”.

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