No al riarmo, un attacco ai "signori della morte". L'omelia di Papa Francesco per Pasqua passerà alla storia come il testamento spirituale del Pontefice, scomparso poche ore dopo la celebrazione in piazza San Pietro.
Nel suo messaggio pasquale, Bergoglio, morto poco dopo le 7.30 di lunedì mattina, il Lunedì dell'Angelo, ha espresso il suo dolore per la "volontà di morte" nei tanti conflitti nel mondo, per il "disprezzo" verso "i più deboli, gli emarginati, i migranti" tornando sul tema dei femminicidi ("quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne e dei bambini").
"Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo" è l'ultima implorazione del Pontefice. "L'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo", rimarcava lanciando un appello a chi ha responsabilità politiche "a non cedere alla logica della paura che chiude". "Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano", ha affermato. "Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un'anima e una dignità".
Bergoglio aveva passato in rassegna tutti i conflitti che flagellano la Terra. "Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile!", sottolineava nello stesso giorno in cui si è celebrata la Pasqua per cattolici e ortodossi. Il Papa si era detto vicino alle sofferenze di Palestina e Israele, preoccupandosi per "il crescente clima di antisemitismo" che si sta diffondendo in tutto il mondo. Nei pensieri di Francesco la comunità di Gaza, "dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria". "Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira a un futuro di pace!", aveva aggiunto.
La sua preghiera era rivolta anche a Libano e Siria, per lo Yemen "che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie 'prolungate'" a causa della guerra. E poi: la martoriata Ucraina, per la quale incoraggia gli attori coinvolti a proseguire tutti gli sforzi per raggiungere una pace giusta e duratura; il Caucaso meridionale, dove auspica l'attuazione del definitivo Accordo di pace tra l'Armenia e l'Azerbaigian; i Balcani occidentali, nei quali occorre lavorare per "evitare l'acuirsi di tensioni e crisi". E la pace arrivi anche alle popolazioni africane "vittime di violenze e conflitti". Il Papa ha pregato per la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e il Sud Sudan, il Sahel, il Corno d'Africa e la Regione dei Grandi Laghi.
Nell'appello di Bergoglio non manca il Myanmar, il cui popolo, già tormentato da anni di conflitto armato, affronta "con coraggio e pazienza le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing". Infine la Pasqua sia anche "l'occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici!", concludeva il Papa nel Messaggio. "La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana".