La prima firma sul successo di Washington porta di certo la firma di Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio ha saputo riportare l'Italia dove merita. Ed è riuscita nell'impresa di riallacciare i rapporti tra Stati Uniti - e Donald Trump - e l'Unione europea, dove la guerra commerciale combattuta sui dazi. Il tycoon ha avuto un'ottima impressione del premier. E più volte ha ribadito di essersi trovato di fronte una delle grandi "leader del mondo". Roma e Washington, ora, sono più vicine che mai. E la capitale italiana è diventata il cuore pulsante del Vecchio Continente.
Nonostante il premier venga di continuo definita dai suoi "una grande secchiona", ha saputo anche farsi aiutare e consigliare. Come riporta il Corriere della Sera, nella preparazione del "dossier Trump", c'è stato lo zampino di un napoletano riservato e schivo come un sabaudo: Fabrizio Saggio. Con 27 anni di servizio nella carriera diplomatica, il classe 1971 ha percorso fino all’ultimo incarico come ambasciatore a Tunisi, Saggio è il capo dell’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi. Grazie alla sua esperienza - maturata dal 2001 al 2005 a Bruxelles, alla Rappresentanza permanente presso l’Unione europea - ha giocato un ruolo cruciale per il colloquio con Trump nel quale Meloni ha giocato la carta di possibile ponte tra Usa e Ue.
Non fa parte dei fedelissimi del presidente del Consiglio: è una figura cosiddetta "tecnica". Grazie alla sua preparazione e alla sua discrezione, è stato in grado di guadagnarsi la fiducia di Meloni che gli affida i contatti con le cancellerie e le segreterie di Stato, mentre lei immagazzina e assorbe un’enorme mole di informazioni che, come nel dossier Trump, poi rielabora e gestisce in prima persona, per evitare di farsi cogliere impreparata o finire all’angolo.