Propaganda Live, a La7 il diktat è quello di non citare Libero?

Un curioso caso "Propaganda Live": pur di non citare il nostro quotidiano, ritagliano un articolo per renderlo irriconoscibile. Che succede?
di Andrea Tempestinidomenica 20 aprile 2025
Propaganda Live, a La7 il diktat è quello di non citare Libero?
3' di lettura

Ieri sera sono successe parecchie cose singolari. La prima singolarità: guardavo Propaganda Live, Diego Bianchi e compagnia cantante. Una supercazzola di Ceccarelli sulla Nutella “king size” donata da Giorgia Meloni a Re Carlo mi aveva allucinato a tal punto da non riuscire a interrompere la puntata (la supercazzola di Ceccarelli ascoltatela, se vi capita). In ogni caso, Propaganda – la si pensi come la si pensi – una risata te la strappa. 

Tant’è, andiamo dritti al punto. Andiamo alla successiva singolarità. Si parla di Monfalcone, del roboante flop del partito islamico. “Ma non chiamatelo partito islamico!”, intimava con malcelato disprezzo il vignettista Makkox, “la lista si chiamava Italia plurale” (vallo a spiegare, a Makkox, che financo Avvenire, Corsera e RaiNews lo chiamavano “partito islamico”, solo per citare le prime tre risultanze di una grossolana ricerca su Google). Ecco, si parlava del roboante flop del partito islamico: tweet, Silvie Sardone, titoli di giornali, voci assortite della destra brutta e cattiva eppure noi di Libero – gente che alle latitudini di Propaganda Live amano dileggiare con continuità – non appariamo. Mai. Strano! Il nostro titolo di apertura dello scorso mercoledì – “Neanche gli islamici votano il partito islamico” -, dedicato proprio alle cronache da Monfalcone, faceva il loro gioco. Eccome. Eppure niente, anche se il titolone era sufficientemente politically uncorrect per essere bersaglio degli strali dei pasdaran della rete di Urbano Cairo. Forse non se ne sono accorti. Improbabile, ma possibile.

La puntata di Propaganda prosegue, e noi di Libero continuiamo a non esserci mai. Né prima di Monfalcone, né dopo. E anche questo, per le ragioni di cui vi abbiamo già dato conto, è un fatto strano.  Qualcosa di singolare, inedito. Quasi sospetto. 

Ecco, il punto è poi accade qualcosa di ancor più singolare. E i sospetti assumono corpo e sostanza. Nel salottino di Diego Bianchi & compagnia cantante si parla di Mattia Madonia, balzato agli onori delle cronache una decina di giorni fa per la sua "ansia fa fascismo". Lo ha detto chiaro e tondo, Madonia, direttore di The Vision: "Soffro d'ansia per il fascismo". Ansia cresciuta esponenzialmente dopo le parole di Giorgia Meloni sul manifesto di Ventotene, l'intervento alla Camera che ha letteralmente mandato ai matti il fronte progressista. "Per colpa del suo rinnegare il manifesto di Ventotene ho vissuto una inquietudine", spiegava Madonia. Un patimento peculiare. Una sofferenza alla quale, sul quotidiano di mercoledì 9 aprile, abbiamo riservato uno spazio, un articolo firmato da Lorenzo Cafarchio, un resoconto in cui si affacciava il sospetto - poi non così peregrino - che il signor Madonia usasse il manifesto di Ventotene, il fascismo e in ultima istanza il Duce (Scurati fa scuola) per farsi un poco di pubblicità. 

Ecco, Propaganda propone il classico menù: tweet, titoli, lanci social, tutta robaccia destrorsa per mostrare quanto i destri siano beceri, cattivi, manganellatori. E nella rassegna ecco spuntare una pagina di giornale. Il nostro giornale, Libero. Si vedono foto, testo e titolo: "Soffro d'ansia per il fascismo. Ci mancava solo lo scrittore allucinato". Non si vede, però, la testata che campeggia sul bordo alto di pagina. Insomma potrebbe essere un giornale X, almeno per chi non ha dimestichezza con le virtù tipografiche di Libero. Tanto che Diego Bianchi chiede a Makkox: "Ma che giornale è?". Il vignettista, a cui era affidato il compito di far scorrere gli screenshot, risponde: "Non sono riuscito a identificarlo". 

Possibile? No, oggettivamente non è possibile. Ma altrettanto oggettivamente è piuttosto ridicolo. Dunque, ripercorrendo l’intera puntata, pensando a quanto noi brutti e cattivi di Libero non apparissimo pur offrendo assist immancabili a lor signori di Propaganda Live, ma soprattutto pensando alla grottesca gag imbastita sul pezzo in cui davamo conto del fasciofobico Madonia (testata sparita e nessuno sa che quotidiano sia!), ecco ripercorrendo l’intera puntata il sospetto, assai fondato, è che alla luce di alcune recenti vicissitudini il diktat a La7 sia quello di non citarci mai. Anche quando omettere la citazione fa scadere nel ridicolo. Evidentemente, qualcosa ha dato fastidio...

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