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Tomaso Montanari, flop rovinoso: un solo iscritto al corso per stranieri

L'Università per stranieri di Siena accusa il governo per i tagli? Ma il corso di Lingua e Cultura...
di Pietro Senaldi venerdì 18 aprile 2025

4' di lettura

Chi lo conosce bene giura che il rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, dal vivo e in cattedra, quando parla del suo, e quindi non di Costituzione e politica, sia molto meglio che in televisione. Battuta facile: vorrei vedere, come potrebbe essere altrimenti? Qualche tratto, ma forse sarebbe più appropriato dire lacuna, professionale lo si può intuire però anche nella sua attività dilettantesca di analista-provocatore. Per esempio, lo scarso senso della misura e della realtà; per cui magari, se ti piace quel che dice- e non è facile - lo stai anche a sentire volentieri, però se inizi anche ad ascoltarlo attentamente, non gli affideresti da gestire neppure una tabaccheria. Dati alla mano, il cursus honorum del professor “so tutto io” fa cilecca. In cinque anni, gli ultimi quattro dei quali sotto la gestione di Montanari, le immatricolazioni all’Università sono calate del 28% e il corso triennale ha più che dimezzato gli studenti, scesi da 476 a 235. E questo malgrado l’università non sia selettiva, sia aperta a tutti e abbia un grado di accettazione pari al cento per cento. Il rettore opinionista non attira chi vuole studiare e non ascoltare comizi. Gli stranieri non sono interessati a frequentare gli atenei italiani per subire lezioni di politica.

Alla voragine sui banchi, l’accademico, in scadenza tra due anni, sta provando a porre rimedio in ogni modo. Ha fatto una costosa campagna acquisti di professori ma, soprattutto, ha varato un bando per un progetto di comunicazione che promuova il brand dell’ateneo. Centosessantatremila euro, ma il problema non è la cifra, che non è neanche elevata visto l’obiettivo proibitivo che si pone. Già, perché la situazione a Siena ormai è oltre il ridicolo. I tre annidi corso di Lingua e Cultura Italiana, partiti con 36 studenti, si sono ritrovati con un solo iscritto. In confronto, il corso magistrale per l’Editoria e l’Insegnamento, passato da 33 devoti a sedici è come un autobus pieno nell’ora di punta.

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ALESSANDRO MAGNO
Che dire, il compagno Montanari, anziché istruire le masse, ha realizzato una vera università d’élite, che ricorda l’educazione di Alessandro Magno, affidato ad Aristotele, che gli impartiva lezioni individuali. Al fortunato appassionato studente di Lingua e Cultura Italiana va ancora meglio, visto che per organizzare un corso triennale ci vogliono nove professori, che benché selezionati da Montanari non varranno tutti insieme quanto il filosofo greco, ma fanno comunque nove buste paga in bilancio. Il flop? Tutta colpa dei fascisti, sembra quasi di sentirlo ruminare, il brontolone toscano, che già l’anno scorso aveva provato ad abbandonare la barca in affanno proponendosi come candidato sindaco di Firenze per la sinistra. Respinto con perdite dai compagni. Il proselitismo non è davvero il punto forte dell’intellettuale. Già, perché pur di non puntare il dito verso se stesso, l’editorialista del Fatto Quotidiano separa le opinioni, sue, dai fatti, ovverosia la realtà. Il rettore si sta scagliando contro il governo, denunciando di avergli tagliato i fondi.

Sta di fatto che per i suoi mille studenti scarsi, l’ateneo, che prima che si insediasse il partigiano Tomaso - nel 2020, non un’era geologica fa- vantava 2.250 iscritti, percepisce quattordici milioni di euro l’anno, in crescita rispetto ai tredici scarsi che ha ereditato, che fanno più di metà del suo bilancio. Il professore lamenta un ritocco al ribasso l’anno scorso, ed è vero, ma si tratta di poche migliaia di euro, ed è un episodio, legato al fatto che, per un errore non suo, la volta prima aveva preso più soldi di quanti avesse diritto. Quest’anno, visto che il ministero dell’Università che ha stanziato per tutti la cifra record di 9,4 miliardi per gli atenei, sarà un’altra stagione di vacche grasse, con un rapporto quantitativo inversamente proporzionale tra quattrini elargiti e studenti da laureare.

STIPENDIO
Altra cosa è chiedersi se poi tutti questi quattrini l’università di Montanari li meriti davvero. Benché infatti l’anno scorso il rettore abbia fatto un’inaugurazione accademica consistita in un’elegia di tutti i deliri del politicamente corretto che stanno uccidendo gli atenei americani, bisogna riconoscere che il giochino che garantisce lo stipendio al prof Tomaso non ha nulla a che vedere con Harvard. L’Università per stranieri di Siena, quanto a indice scientifico, a livello nazionale si piazza al 112° posto su 159, in Europa al 2.968° su 3.237 e, globalmente al 18.715° su 19.578. Come dire, se vi laureate lì, pensateci bene prima di confessarlo nel curriculum. Già perché alla fine un’università si giudica per il valore che le riconosce il mercato, non dalla popolarità del suo rettore, dai soldi che riceve o dall’efficacia della campagna promozionale per raccogliere gonzi. A proposito. 

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