"Berlusconi? Un genio. È riuscito a riconnettere politica e soldi, cosa che non avveniva dalla Rivoluzione Francese, quando nacque la piccola borghesia": a dirlo, in un'intervista al Corriere della Sera, Massimiliano Fuksas, uno dei più importanti architetti di oggi. Poi, quando gli è stato chiesto per chi abbia votato l'ultima volta, lui ha risposto: "Pd. Ma tanti anni fa". Di recente, invece, "niente. E non è una questione di persone, è una questione di problemi enormi, globalizzati, che hanno bisogno di risposte troppo grandi", ha spiegato.
Parlando della sua gioventù, Fuksas ha raccontato: "Ho imparato ad amare la poesia e la musica dal mio maestro delle elementari. Si chiamava Giorgio Caproni", uno dei più grandi poeti del secolo scorso. Poi ha proseguito: "E a casa sua ho conosciuto un suo caro amico, Giuseppe Ungaretti". Sui tempi del liceo, invece, ha detto che il ragazzo più brillante del liceo “Virgilio” all’epoca era "Bernardo Bertolucci, di poco più grande di me. Si andava a giocare a calcio e quando diventammo più adulti a noi si unì un uomo sensibile, coltissimo e pieno di ombre. Un giorno si presentò: 'Piacere, sono Pier Paolo', ha spiegato riferendosi a Pasolini e aggiungendo che in campo era "veloce, scattante, però rispettoso delle regole, si incazzerà dopo quando comincerà a scrivere i meravigliosi pezzi sul Corriere della Sera".
Massimiliano Fuksas: "I miei progetti regalati all’Italia. E poi buttati"
Riproponiamo "Le interviste con i protagonisti" di Giovanni Terzi. Qui il colloquio con Massimiliano Fuksas, a...Fuksas ha confessato di avere "tantissima" voglia di vivere: "Mi sveglio ogni mattina alle sei e mezza con un progetto in testa. Questa mattina per esempio ho immaginato una città piena di luci, un po’ come un tetto di stelle". Inoltre, ha rivelato che il suo sogno da bambino non era fare l'architetto, ma "l’artista": "Abitavamo nell’appartamento sopra a quello di Giorgio Castelfranco, storico dell’arte, altra vittima delle leggi razziali anche se fu lui a recuperare buona parte delle opere pittoriche italiane trafugate dai nazisti. Mi disse: 'Tu hai bisogno di un maestro'. E mi portò da De Chirico". A quel punto, ha proseguito, "diventai il ragazzo di bottega di De Chirico, andavamo a mangiare da Nino, piano piano conoscevo artisti e galleristi grazie a Giorgio".