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Turetta e il figlio di La Russa, l'assurdo paragone imbarazza le donne Pd

Il caso della consigliera Bernagozzi: così a sinistra piegano la prevenzione di genere all'insulto politico
di Pietro Senaldi lunedì 14 aprile 2025

3' di lettura

Le signore del Pd di Bologna annunciano che stanno preparando iniziative contro la violenza sulle donne. Assolutamente meritorio. L’Italia è tra le nazioni dove si commettono meno femminicidi (0.32 ogni centomila donne) in Europa, che è a sua volta il continente dove gli uomini uccidono di meno le compagne. Ma “non una di meno” non è solo uno slogan, è un proposito sacrosanto e, siccome la violenza di genere è questione socio-culturale, è giusto insistere, promuovere riflessioni e appuntamenti, fosse anche per salvare una sola vita in più. E va benissimo che lo facciano anche donne schierate politicamente.

Attenzione però a farsi prendere troppo la mano dalla passione partitica, che nobilita la persona ma, se entra in gioco a sproposito, svilisce la battaglia e allontana l’obiettivo.

La violenza di genere è tema sociale troppo importante per contaminarlo con la bassa politica dell’io sono meglio dite. Purtroppo è invece quello che hanno fatto le donne del Pd di Bologna, democratiche per l’etichetta che si sono appiccicate ma non per modi e ragionamenti.

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C’è questa signora, Gulia Bernagozzi, consigliere comunale, le cui riflessioni sembrano a pera, attaccate a premesse improprie, visto che mette sullo stesso piano fatti opposti. «Sono arrivate due notizie sulla violenza contro le donne» afferma: «La condanna all’ergastolo di Filippo Turetta per le 75 coltellate assassine a Giulia Cecchettin e l’archiviazione nel processo per stupro di Leonardo Apache La Russa», figlio del presidente del Senato, Ignazio. E già qui non si capisce cos’abbiano in comune, secondo l’esponente dem, un colpevole e un innocente.

Ma Bernagozzi va oltre. Prima se la prende con la madre dell’assassino di Ilaria Sula, che ha aiutato il figlio a far sparire le tracce della fidanzata uccisa e con quanti hanno fatto notare che la giovane studentessa siciliana, Sara Campanella, non aveva denunciato il compagno di studi stalker che poi l’ha ammazzata in strada. Poi, ancora una volta, torna sul giovane La Russa, per dire in sostanza che i pm hanno sbagliato a chiederne l’archiviazione in quanto, scrive «secondo i magistrati non era chiara quale fosse la volontà della vittima alterata dall’alcol e da sostanze stupefacenti». Dagli contro al ragazzo quindi, non stupratore a detta dei pm ma paragonato a tre efferati assassini dalla democratica bolognese, che vuol fargli scontare la sua unica vera colpa, quella di essere il terzo genito del primo presidente del Senato di destra; non lo fosse, c’è da sospettarlo leggendo le carte del tribunale, probabilmente neppure sarebbe stato denunciato, e comunque certo non sarebbe stato tirato in ballo da Bernagozzi e compagne.

Invece su Apache, la compagna bolognese si accanisce neanche fosse il colonnello John Chivington con i Cheyenne nel massacro del Sand Creek. Arriva anche a manipolare le valutazioni dei magistrati, che non chiedono l’archiviazione del giovane perché non era chiara la volontà della ragazza che lo ha denunciato ma perché, si legge nel provvedimento, dal comportamento di lei non c’era nulla da cui si potesse evincere che non volesse avere un rapporto sessuale.

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Un consiglio, a questa politica così pasionaria, si potrebbe darlo. Lei, che si batte per le donne e opera in Emilia, anziché spaziare con la fantasia per le notti milanesi, mischiando fatti che non c’entrano nulla, perché non spende una parola per Saman Abbas, la diciassettenne ammazzata a Novellara, poche decine di chilometri da casa sua? Forse perché l’hanno picchiata e sepolta viva la madre, il padre e i parenti musulmani e questo imbarazza i progressisti, mettendoli faccia a faccia con le loro strampalate teorie sull’integrazione e sull’islam tollerante con le donne?

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