Luca Bottura è prima di tutto un giornalista. È di sinistra, sta da sempre nei giri che contano, ha avuto una carriera costellata di successi: scrittore, conduttore radiofonico, autore di programmi e di testi per protagonisti della televisione (a cominciare da Geppi Cucciari). Insomma, è uno che sta dalla parte giusta, cioè fra coloro che fanno la morale alla destra e si ritengono antropologicamente “superiori”.
Fa perciò impressione vedere con che facilità egli abbia compiuto un’azione non proprio in linea con i dettami della deontologia professionale. Come, anzi, l’abbia programmata, studiata a tavolino, affidandosi con piena cognizione di causa al tecnico che l’ha poi realizzata praticamente (per sua stessa ammissione). E più impressione ancora fa il modo in cui ha tentato di giustificarla, archiviandola a satira.
Ringrazio Barazzetta perché conferma quello che dico da giorni: stimo Barbero, la mia è l’elaborazione satirica di quello che mi sarebbe piaciuto dicesse, proprio come specificato nel testo del post (un Barbero da sogno) e nel finale con un disclaimer chiarissimo. Pensare di… https://t.co/L8mhLu8Xji
— Luca Bottura (@bravimabasta) April 9, 2025
I fatti sono noti: Bottura ha realizzato con l’intelligenza artificiale generativa un video in cui faceva pronunciare allo storico Alessandro Barbero parole che non erano mai uscite dalla sua bocca. E che anzi erano in contrasto con quello che egli aveva affermato alla manifestazione organizzata sabato scorso a Roma dal Movimento Cinque Stelle, allorché lo storico aveva sollecitato la pace comparando la situazione europea odierna a quella immediatamente precedente il primo conflitto mondiale.
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Alessandro Barbero è un grande storico, e su questo non ci piove, e un divulgatore ancor più implacabile. ...Il Barbero falso di Bottura dice invece che la situazione è simile agli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale, quando l’Europa sottovalutò il pericolo nazista e optò per una politica di appeasement. Nessun cedimento verso la Russia è pertanto ammissibile. Insomma, le idee di Bottura messe in bocca a chi, per mestiere e carriera, è percepito come persona rigorosa e autorevole.
Una vera e propria manipolazione, che nei termini della neolingua informatica viene chiamata deepfake. A pensarci bene, non si tratta di una novità: la storia è piena di falsi, dai vangeli apocrifi ai “falsi Modigliani” l’elenco è lungo. La novità introdotta dall’IA è di quantità: i falsi hanno ora una diffusione virale immediata ed arrivano a persone che spesso non hanno il tempo o la voglia di andare oltre a quel che vedono.
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Un osservatorio sull’autoritarismo. Che però, in realtà, ha tutta l’aria di essere un osservat...Che si trattasse di un falso lo si poteva capire solo alla fine del video, cioè dopo quattro minuti di filmato (un tempo che per i fruitori del web è una “eternità”). Né vale la giustificazione che si trattasse di satira. Il registro satirico è infatti tutt’altra cosa, giocandosi sul paradosso, l’immagine caricaturale del protagonista, un sottile gioco di specchi fra vero e falso. Ora, qui non invocheremo certo censure, né solleciteremo certificazioni DOC di veridicità, né imploreremo il legislatore a studiare regole severe. Siamo liberali. Ma proprio perché tali crediamo nel principio di responsabilità, che si lega indissolubilmente al valore della libertà individuale.
L’etica della responsabilità deve tener conto delle conseguenze delle proprie azioni, le quali andrebbero socialmente e moralmente sanzionate quando sbagliate. Siamo sicuri però che questo non accadrà, per almeno due motivi: sia perché Bottura appartiene a un certo mondo a cui tutto si perdona; sia perché la narrazione egemone ha prestabilito che fake news e deepfake sono sempre e solo di destra. Che poi la sua possa anche essere vista come un momento della lotta senza quartiere a sinistra fra coloro che sono per continuare la guerra e altri che vanno in piazza a chiedere la pace, è un altro discorso. Anche se forse non secondario per dare un senso a tutta la vicenda.