Massimo Giannini, "muoversi subito": dove si spinge

A sinistra invocano la rappresaglia dell'Ue contro la Casa Bianca (e accusano Meloni"). E su Repubblica...
di Alessandro Gonzatolunedì 7 aprile 2025
Massimo Giannini, "muoversi subito": dove si spinge
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Le “Brigate contro-dazi”, la cui missione anti-Trump (e dunque nel loro mondo anti-Meloni) viene osteggiata perfino dagli uffici tecnici di Usrula Von der Leyen, bramano la vendetta delle gabelle. L’armata è un’insalata nizzarda, dentro c’è di tutto, ma non ancora un generale. Ecco allora che Massimo Giannini, su Repubblica, prova a sfruttare il vuoto di potere per appiccicarsi le stellette, invero di latta. Parte evocando l’Apocalisse, «la macchina del tempo», scrive - non quella di Cecchi Paone «che torna indietro addirittura all’11 settembre»; «Siamo a una svolta drammatica»; richiama «Herbert Hoover, altro demagogo repubblicano, che precipitò il mondo nella Grande depressione».

Quindi, in nome della sinistra che piace alla gente che non piace, Giannini passa all’attacco delle “destre”: «Viene da dire che la pretesa più comica è quella dei trumpiani in servizio permanente effettivo, quelli che invitano a non farsi prendere dal panico. Quelli che invocano “niente rappresaglie”», che in effetti sarebbero i principali economisti e il tessuto produttivo, ma che ne sanno al cospetto del quasi generale Giannini.

«Dobbiamo muoverci», tuona, «se non ora quando? Farebbero bene a ricordarselo Meloni, Salvini e gli stolidi membri dell’internazionale sovranista». Altre sparate, con la pistola a inchiostro simpatico: la «Sorella d’Italia ribadisce che l’Unione si è imposta “auto-dazi”, dall’energia al patto di stabilità, dall’automotive al green deal ideologico, qualunque cosa significhi». Significa, ad esempio, che in Italia da gennaio 2024 a gennaio 2025 la produzione di auto è crollata del 65%. Giannini chiude dicendo che la premier «non sa su quale sponda approdare», e chissà, forse dovrebbe dichiarare guerra alla Casa Bianca (ricordiamo Elly: «Quando torneremo al governo, per noi Trump non sarà niente di simile a un alleato»).

Squillo di trombe, in piazza arriva Bonelli: «L’Italia vuole che Meloni vada all’opposizione (...) un governo che subisce l’estorsione economica di Trump coi dazi per costruire un dominio politico». Angelo il verde lo sa come si fa: con Fratoianni, lo stesso che ha la Tesla di Musk in garage, ha lanciato un’app per boicottare i prodotti americani. Intanto i suoi in Europa hanno sbagliato a pigiare il bottone sulle armi all’Ucraina: 15mila euro al mese sono pochi.
In prima linea pure Francesco Boccia, capo dei senatori dem: «È sotto gli occhi di tutti l’incapacità di unire il nostro Paese in Europa». Fa niente che Meloni abbia subito chiesto all’Europa di rivedere il patto di stabilità e di bloccare il green deal che Giannini non comprende. Le “Brigate contro-dazi” sparano a casaccio e spesso fanno ridere, una garanzia quando di mezzo c’è Michele Gubitosa, vicepresidente dei 5Stelle: «Il governo è nemico delle imprese (...) e poi c’è l’ultima vergogna, i dazi americani. Si perderanno migliaia di posti di lavoro. Meloni cos’ha fatto?

Se n’è lavata le mani». Il tutto, si capisce, gra-tu-i-ta-men-te. Tocca a Davide Faraone (Italia Viva): «Dal governo attendismo e masochismo sui dazi». Si aggiunge la compagna di partito Raffaella Paita: «A pagare il conto di questa insipienza governativa saranno imprese e lavoratori del Made in Italy».
Con la Paita al governo sì che Trump tremerebbe...