
Andrea Scanzi, "frustrati col cu*** di pietra?": clamoroso, costretto a scusarsi con la sua redazione

Tra Andrea Scanzi e i "culi di pietra" della redazione del Fatto quotidiano, hanno vinto i culi di pietra. Si chiude con un certo imbarazzo la clamorosa polemica interna al giornale diretto da Marco Travaglio scatenata dallo stesso Scanzi pochi giorni fa a Stasera c'è Cattelan, su Rai 2. Parole pronunciate un po' alla leggera che hanno fatto il giro della Rete, come si dice in questi casi.
Secondo Dagospia, i colleghi del Fatto si sarebbero a tal punto irritati per le critiche del prezzemolino dall'ego voluminoso e avrebbero addirittura chiesto un intervento al Comitato di redazione. Forse anche per scongiurare qualsiasi iniziativa, alla fine, Scanzi ha chiesto umilmente scusa con una bella letterina.
Ricapitoliamo. Intervistato da Alessandro Cattelan, Scanzi senza troppe remore ha accusato i redattori del Fatto di titolare male i suoi pezzi, per una forma di "vendetta esistenziale". "Colui che scrive l'articolo non decide il titolo. Quindi tu fai un'intervista bella... Non so chi ha inventato questa regola. Sostanzialmente quello che viene chiamato in gergo giornalistico 'culo di pietra' è colui che non ha spesso una grande vita sociale, perché sta dentro la redazione, non scrive non firma e deve titolare gli altri che magari non stanno in redazione e fanno i fighi e mandano l'articolo, quindi secondo me c'è anche una certa frustrazione", le parole di Scanzi vagamente irridenti.
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"Lo fanno un po' per punirmi. Sai, è il loro potere, quindi loro leggono quello che tu gli mandi. Nella loro testa la parte più importante è quella che contiene un attacco, un urlo, qualcosa che può far litigare alla persona che ha intervistato...". Insomma: lui, Scanzi, è la star. E i titolisti gli sf***ti della situazione.
Passa qualche ora e Scanzi "miracolosamente" si accorge di averla fatta fuori dal vaso. "Sono molto dispiaciuto per l'equivoco sorto dopo la mia intervista in tv ad Alessandro Cattelan, a proposito di alcune mie espressioni sui titolisti dei giornali che travisano il senso degli articoli. Nell'intervista non mi riferivo minimamente al Fatto Quotidiano, ma alle mie faticose esperienze tra 2005 e 2011 con La Stampa, Espresso e Riformista. Infatti ho citato come esempi di 'titoli sbagliati' Cremonini (fine anni Zero) e Valentino Rossi (2011)". Toh, che caso dunque. Il Fatto non c'entrava nulla, si premura ancora di scrivere Scanzi: "Ci lavoro dal 2011 ed è casa mia. La domanda di Cattelan era ironica e ho risposto ironicamente. Nessun desiderio di dileggiare (macché!) una categoria che fa un lavoro complicatissimo. Quando però molti ti fraintendono, vuol dire che qualche errore lo hai commesso. Per questo, dopo averlo fatto ieri sui social, mi scuso pure qui con i colleghi che si sono sentiti offesi: tutto volevo fuorché questo". Tutti felici e contenti, perlomeno fuori dalla redazione.
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