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Bruno Pizzul, "distraggono e infastidiscono": l'ultima lezione, chi c'era nel mirino

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Bruno Pizzul, icona del giornalismo e voce storica del calcio italiano, è morto oggi, mercoledì 5 marzo. Il telecronista aveva 86 anni e si è spento all'ospedale di Gorizia. Pizzul, con il racconto di ben 5 campionati del mondo, ha contribuito a plasmare un'intera generazione di tifosi italiani, che pendevano dalle sue labbra per comprendere le dinamiche di gioco delle partite. Ma, in una recente intervista rilasciata a Repubblica, l'ex principe dei telecronisti aveva confessato di non amare troppo lo stile dei suoi successori.

"Premetto che molti tra i miei giovani colleghi sono preparatissimi, però siamo sommersi da un diluvio di parole che distraggono e a volte infastidiscono, come se la partita non fosse al centro di tutto - aveva spiegato -. Ho sempre pensato che la forma, quando ci si rivolge al vasto pubblico, sia anche sostanza. Non amo le frasi ridondanti, la valanga statistica e neppure l’uso smodato delle telecamere e delle inquadrature: rubano l’attenzione. Inoltre, oggi i giornalisti devono fare i conti con i social, a mio avviso un ingestibile vulcano di problemi. A volte è come se la televisione volesse solo parlare di sé stessa. Alcuni giornalisti anche bravi, in conduzione si atteggiano a showman, a comici. Tutto ciò che è autoreferenziale - ha proseguito -, in questo mestiere non va bene. Il cronista non è un attore”.

 

Ma c'è stata spazio anche per un piccolo aneddoto. Il giornalista aveva raccontato di quella volta che ha rischiato di mancare la sua prima telecronaca ufficiale. "Dovevo descrivere Juventus-Bologna di Coppa Italia per la Rai, in differita, sul campo neutro di Como - aveva detto -. Era il 1970. Verso le dieci del mattino stavo per salire sull’auto aziendale per recarmi allo stadio, quando Beppe mi vide e mi disse: 'Ehi, ma dove vai a quest’ora? Non lo sai che la partita comincia alle tre? Manda via l’autista e vieni a pranzo con me, per il resto ci sarà tempo'. Mi portò nella trattoria milanese in via Londonio dove, a volte, trovavamo anche i calciatori, che so, Rivera o Pierino Prati. Insomma, il tempo passò e non considerammo che quel pomeriggio mezza Brianza si sarebbe messa in auto alla volta dello stadio di Como, dove arrivai che la gara era iniziata da un buon quarto d’ora. Per fortuna non si andava in onda in diretta - ha concluso -, e la sera in studio sistemai un po’ le immagini e il commento”.

 

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