
Morto Rino Dondi Pinton, il signor Cynar: la storia dell'amaro al carciofo che ha cambiato l'Italia

Forse quell’irresistibile slogan, “Cynar, contro il logorio della vita moderna”, non era una fake news, considerato che l’inventore del notissimo e primo aperitivo al gusto di carciofo, Rino Dondi Pinton, si è spento sabato primo marzo alla ragguardevole età di 103 anni.
La bevanda fu messa in commercio negli anni ’50 dalla distilleria “G.B. Pezziol” di Padova, e mai momento fu propizio. C’era il boom, la borghesia italiana sfoderava tutta la sua ambizione di svilupparsi e arricchirsi, con la grinta di chi usciva dalla terribile penuria della guerra (con il traumatico fenomeno della borsa nera) e del dopoguerra.
Nei salotti-bene, o che pretendevano di essere tali, non mancava, accanto a una novità come il giradischi a 33 giri che diffondeva una musica mai udita così fedele all’originale, l’armadietto o il vassoio dei liquori con quell’assortimento standard in cui non potevano mancare, per citarne solo alcuni, il J&B, il Cinzano, magari il Punt e Mes, e, a un certo momento, anche il Cynar. Al limite, non era neanche necessario che quelle bottiglie fossero regolarmente consumate, l’importante è che ci fossero: erano diventate, oltre che liquori, oggetti di arredamento, di design, indici di bellezza e dolce vita.
ONOREFICENZA
L’inventore della formula, Pinton, giunto già a una veneranda età, nel 2022 aveva ricevuto dal presidente della Repubblica l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Un riconoscimento autorevole - anche se forse un po’ tardivo, ma del resto questa è spesso la caratteristica di simili attestati – che premiava l’intuizione di un aperitivo a base di un ortaggio apparentemente ben poco indicato per un simile utilizzo.
Naturalmente, come ricorderanno bene i meno giovani, cioè, senza eufemismi, i vecchi, il Cynar, per molti italiani, prima ancora che una bevanda è stato un intrattenimento televisivo, grazie alle pubblicità, sempre molto indovinate, che vanno dagli storici “Carosello” lanciati nel 1966 con Ernesto Calindri (prima di lui aveva cominciato a consigliarlo dagli schermi degli italiani un altro attore, Ferruccio De Ceresa) a quelli affidati ad Alberto Lionello, per sterzare poi su un deciso rinnovamento nel tono con quelli della showgirl Natalia Estrada negli anni Novanta, e quelli postmoderni, negli anni Duemila, con protagonisti Elio e le Storie Tese.
Proprio questi ultimi spot, in cui la band milanese tornava a omaggiare Calindri e il suo immancabile rimedio “contro il logorio della vita moderna”, ci fa capire che, in fondo, il volto affabile e amichevole e la voce cordiale e morbida del compianto attore sono rimasti per sempre indissolubilmente legati al Cynar, quasi che chiunque altro ne consigliasse il consumo fosse un impostore. In effetti come contrastare la genialità di quell’originale spot degli anni Sessanta, in cui il sempre impassibile Calindri se ne stava seduto a un tavolino a godersi il suo aperitivo, leggendo un quotidiano, nel bel mezzo di una strada trafficata? Un piccolo capolavoro di sociologia minima. Siamo negli anni in cui nel lessico nazionale non è entrata solo la parola “boom”, ma anche “smog”; in cui si comincia a parlare molto di nevrosi, e c’è sempre in agguato “l’esaurimento”; ecco che un testimonial rassicurante come uno zio posato e responsabile ci parla delle virtù benefiche del carciofo, “il nostro alleato” contro i veleni della modernità e lo stress del progresso. Un colpo da maestro: chiunque ora saprà che il Cynar è un aperitivo moderno, al passo coi tempi, insieme figlio del boom ma anche antidoto ai suoi effetti collaterali più nocivi.
MOMENTI DI GLORIA
Decisamente impossibile per i successivi testimonial eguagliare questo modello: la carta del ringiovanimento sexy (Estrada) magari per conquistare un segmento di mercato nuovo, così come l’imprevedibile ricorso agli Elio, sono stati tentativi volenterosi ma inevitabilmente insufficienti. Già da molti anni, il Cynar, benché sempre presente sui ripiani dei bar, spesso latitava dalle case come dai set cinematografici, dove, dopo il periodo di gloria massima negli anni Settanta, si era deciso che tutti quei liquori (e tutte quelle pubblicità) erano diventati oltre che anacronistici, imbarazzanti. E, tuttavia, il suo momento di gloria, il Cynar, ce l’ha avuto. Il suo piccolo posto nella storia del costume e dei consumi degli italiani, l’ha conquistato. Con la conseguenza che il buon Calindri, più che per i film e le commedie teatrali e televisive, già in vita era ricordato soprattutto per la pubblicità, ma era così distinto da non badarci molto.
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