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DiMartedì, Corrado Augias con il goniometro: antifascismo, l'ultima surreale frontiera

Claudio Brigliadori
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Tirate fuori il goniometro: si va tutti a lezione dal professor Corrado Augias. Geometria, storia romana, cinema, antifascismo, tutto nello stesso mirabolante calderone. Ospite di Giovanni Floris a DiMartedi, su La7, il decano delle firme di Repubblica dà sfoggio di erudizione analizzando centimetro per centimetro la posizione del braccio di Steve Bannon, ideologo della nuova destra mondiale ed ex stratega e consigliere di Donald Trump. In una parola: il Demonio per la sinistra, impazzita dopo il suo (presunto, perché lui ha smentito) saluto nazista al summit dei conservatori a Washington.

«Bannon fa il saluto nazista, fa il saluto fascista, fa il saluto degli antichi romani o no?», gli chiede Floris. E Augias apre la lectio magistralis: «Può essere definito nazista o fascista a seconda dell’angolo d’inclinazione del braccio. Se è quasi parallelo al terreno, e mi astengo dal farlo, è nazista.

Se si alza rispetto alla testa, quasi in parallelo, allora è fascista. Però non è il saluto dei romani, perché i romani si salutavano in un’altra maniera. I gladiatori si salutavano sull’avambraccio, mentre i romani si salutavano alzando il braccio, che è anche un gesto benedicente. La statua di Marco Aurelio che sta in Campidoglio ha il braccio destro sollevato, ma è un braccio flesso e con la mano morbida, come quella di Adamo nella Cappella Sistina dipinta da Michelangelo». Il saluto fascista, sottolinea il dotto Augias, «in realtà, nasce ai tempi di Fiume dalla stilizzazione di quei saluti, virile e militaresco. D’Annunzio è stato un grande inventore, compreso il saluto romano».

 

«Tutto può essere sovvertito - conclude Augias -. Nei primi anni ‘60 uscì un film che si chiamava Il dottor Stranamore e Stanley Kubrick fu geniale, perché il protagonista si chiamava Jack D. Ripper e riprendeva il nome di Jack lo Squartatore (in inglese Jack the Ripper, ndr), il killer della Londra vittoriana. Il protagonista era continuamente tentato di fare il saluto fascista, ma con l’altro braccio si reprimeva da solo, perché allora non era garbato, educato e opportuno che quel saluto fosse fatto. Oggi come vede il confine è superato».

 

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