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Il poeta inquieto che diede sostanza alla parola

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Mario Bernardi Guardi
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"Dall’Uomo al D u o m o ” : con questo titolo di suggestiva efficacia, Milano ricorderà Mario Luzi, a venti anni dalla scomparsa (28 febbraio 2005). Lo scenario della Cattedrale, dunque, come luogo eletto per rievocare il poeta fiorentino, con un regista/interprete come Massimliano Finazzer Flory e una serie di incontri qualificati. A partire dall’intervento di Armando Torno, il 28 febbraio. Poi, dal 3 al 7 marzo, altri appuntamenti che si concluderanno con la riflessione di Monsignor Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, dedicata alla Parola. La Parola di Luzi. Cristiana- sempre - ma inquieta, inquietante come la vita. Bello sarebbe se la preghiera di un cuore puro (e quando mai lo è un cuore umano?) sciogliesse i nodi esistenziali. E tutti gli altri: storici e politici, civili e sociali. Ci vorrebbero tutte le virtù cardinali - forza, prudenza, giustizia e temperanza- vitali e operative. E più che mai quelle teologali: fede, speranza e carità. Ma la Modernità, con i suoi fieri e feroci contrassegni, le vuole?

Le accoglie? Come realizzare empatia, simpatia, amore a dispetto di tutti i conflitti? E non è che, in fondo, nel “conflitto” risieda il nostro “destino” e ogni punto di fuga sia anche lo spazio della massima forza attrattiva? Quelli di Luzi sono interrogativi che contrassegnano una vita e un percorso poetico. L’una e l’altro “sofferta” “D a partire dalla tesi di laurea, in lettere, con una ricerca su François Mauriac. Non a caso, uno scrittore cattolico, dunque “in sintonia” con Luzi. Però, al pari di lui, un cristiano “problematico” che indaga, a fondo e nel profondo, “dentro” l’umanità. Dove, molto più del bene, ci sono il male e il peccato. Più che mai, le “contraddizioni”, generate dall’ambizione, dal desiderio di potere, da una sensualità che cova nel corpo e nell’animo, e che emerge, come vuole, quando vuole, spesso incontrollabile. E il cristiano è più che mai “tentato”. Per cui la sua poesia, viaggia e vaga, si perde, si ritrova e di nuovo si smarrisce, in una continua “esperienza”. Luzi nel 1925 pubblica la sua prima raccolta di poesie (La barca). Ha ventun anni, dunque è ben lontano dal “mezzo del cammin di nostra vita”, ma dentro le sue immagini c’è già lo “smarrimento” di chi vede una realtà in continua trasformazione e, per raccontarla, si serve di immagini simboliche, come quella di un fiume che una forza possente «fa sempre discendere» (All’Arno) o quella dell’ «onda che rapisce la natura» (Abele) o quella di un «corso di acque infaticabili» (Il mare).

Come si fa ad aderire a una realtà che sfugge? Eppure, la tumultuosa Firenze tra le due guerre è questo che ti chiede. C’è la dittatura ma il dibattito culturale ferve, con Papini, Soffici, Maccari, Bilenchi, Rosai, Vittorini, tutti impegnati a costruirsi un fascismo che corrisponda alle loro attese. E, più che mai, dopo i Patti Lateranensi del 1929, ci sono i cattolici come Giuliotti, Papini, Betocchi, Bo e il nostro Luzi, che, ognuno a suo modo e con i propri argomenti, “aderiscono” a un regime che difende la Tradizione contro il marxismo. La rivista Il Frontespizio, battezzata il 26 maggio del 1929, esprime tensioni e attese cristiane, e, a un tempo, impegno civile e patriottico. Ma Luzi è pieno di crescenti dubbi sulla “natura” del fascismo, dunque si isola e sceglie nell’ermetismo non solo e non tanto una corrente letteraria ma un modo d’essere, una sorta di vocazione a far silenzio intorno e dentro di sé, per raccogliersi nella meditazione e guardare in profondità. Gli altri, l’Italia, l’umanità. Ora la fascinazione non viene dagli entusiasmi vitalisti dannunziani o dall’orfismo magico di Dino Campana ma piuttosto dalla lirica “scabra” di Eugenio Montale. È una poesia che “ascolta”: solo che Montale lo fa dall’alto della sua “sovrana indifferenza”, Luzi con una speranza cristiana che ogni tanto pare languire ma che in realtà non viene mai meno. Può ben essere “smarrita” la Parola ma smarrita non significa perduta. E Luzi ne dà conferma da una raccolta poetica all’altra: Quaderno gotico, Onore del vero, Nel magma... Rendendo la visione, la lingua, i segni dell’esistere e dell’essere, della morte e dell’Oltre sempre più ispirati e ricchi di senso. Come l’amore. Unico e impossibile: quello per la poetessa Cristina Campo, una voce di straordinaria finezza nel panorama del Novecento. Ma lui era sposato e lei, benché cattolica tradizionalista, conviveva col filosofo esoterista Elémire Zolla. Comunque, ci si può amare anche “da lontano”. La Parola “giustifica” e Luzi era un Maestro della Parola. Gli rese onore Carlo Azeglio Ciampi con la nomina a senatore a vita (2004). Non gli aveva reso onore l’Accademia di Svezia che, nel 1997, gli aveva preferito Dario Fo. Un Nobel al “grammelot” profano, anziché alla Parola sacra.

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