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Annalisa Cuzzocrea non capisce e sbrocca: insulta "Libero" per una sua foto in prima pagina

Pietro Senaldi
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Tocca occuparsi di Annalisa Cuzzocrea, la Kuzzo, come le piace farsi chiamare, forse in omaggio al fattore K, che sta per Kommunizm, parola che emoziona sempre a sinistra. La collega (ahi lei e ahi noi, nessuno se li può scegliere) di Repubblica ieri se l’è presa con Libero, ci ha dato dei “poveretti”. L’avevamo nobilitata, inserendola, con tanto di fotina in prima pagina, tra coloro che hanno perso il Festival della canzone. Era in compagnia del suo idolo, Elly Schlein, di Amadeus, di Roberto Saviano, di Giuseppe Conte e di Chiara Ferragni, personaggi tutto sommato di maggior successo rispetto a lei. L’avevamo scelta in rappresentanza di quei colleghi partiti per Sanremo nella speranza che Carlo Conti facesse flop e si potesse così attaccare il governo di Giorgia Meloni per essersi fatto sfuggire la spalla di Fiorello, piano di battaglia a dir poco impossibile, tutta colpa dei dati d’ascolto. In ogni caso, qualcosa bisogna pur inventarsi su Telemeloni per giustificare la missione di una giornalista così (auto) blasonata come la Cuzzocrea. Il nostro cameo in prima pagina era un riconoscimento, spiace che le sia andato di traverso, provocando in lei una reazione stizzita. Quando tre giorni fa Dagospia diede a noi degli “idioti dal cervello latitante” perché ci eravamo permessi di definire il sito un “frullato mediatico antigovernativo di indiscrezioni e maldicenze” non abbiamo battuto ciglio; idioti forse, comunque non al punto di rispondere.

La Kuzzo invece non perdona e replica anche a quello che nessuno le ha chiesto né contestato. Si erge a maestrina del giornalismo, ma la realtà, come spesso capita, la smentisce anche stavolta. Lei aveva scritto un articolo contro Simone Cristicchi, colpevole di aver messo in musica il suo rapporto con la mamma malata di Alzheimer, sostenendo che la canzone “romanticizza il dolore” e il Festival “trascura tutto ciò che è impegno”. Noi abbiamo insinuato che il suo giudizio fosse viziato dai paraocchi dell’ideologia e dal disappunto, palesato anche nel suo articolo di ieri, per il fatto che il primo Sanremo con in cabina di regia Giampaolo Rossi, il direttore generale della Rai scelto da Giorgia Meloni, si stesse rivelando un successo.

L’indomani, Cristicchi ha vinto il premio della Critica - giuro, noi di Libero non c’entriamo - e ha attaccato chi “ha messo in dubbio la mia integrità morale, mentre io ho sempre lavorato in piena pulizia di coscienza”. La Kuzzo, improvvisata critica musicale, si è avventata sul social di Elon Musk per dire che noi “abbiamo letto i suoi pezzi ma non li abbiamo capiti”. Noi? Forse è lei, che ascolta le canzoni e non ci capisce una kappa e ha inseguito Cristicchi fino in chiesa, dove teneva un concerto, per porsi il dubbio da Pulitzer: “È operazione di marketing religioso o ispirazione mistica?”. O sarà quella “K”, che porta con orgoglio, che non ha ancora perdonato al cantautore romano di aver inscenato Magazzino 18, lo spettacolo sulle foibe che gli è costato tre anni di vita sotto scorta, le minacce di morte dei Kompagni e il disprezzo dei circoletti intellettuali?

“Siamo arrivati, senza protestare, al punto in cui in questo Paese non solo non puoi criticare il potere, ma non lo puoi nemmeno descrivere, raccontare, pena i bastoni mediatici dei suoi seguaci. È un problema che riguarda tutti, un metodo violento, intimidatorio, dannoso”, scrive la Kuzzo, indignata perfino perché abbiamo riportato la sua immagine sul quotidiano, come sovente fanno i giornali, quando parlano di qualcuno. Mancava solo il vittimismo, nella grottesca produzione sanremese della collega, il classico colpiscono me per educare tutti, che però è nelle tradizioni sue e non nostre. Se vuoi che te la dica tutta, Kuzzo, tu non racconti né descrivi il potere, ti occupi abitualmente di argomenti che padroneggi poco di più di Sanremo, supportata dal fatto che non devi mai farti domande, tanto la missione è chiara e il metodo consolidato: qualsiasi cosa faccia il centrodestra, è sbagliato, tutti i problemi dell’Italia derivano dal fatto che non governa la sinistra e chi non la pensa come te e i tuoi amici, è un fascista,

 

 

Elly Shclein sta facendo un miracolo via l’altro e Giorgia Meloni veste di nero anche quando ha un tailleur blu. Queste le tue originali analisi. A Sanremo, hai cercato un braccio teso per una settimana senza trovarlo e allora hai iniziato a parlare di restaurazione democristiana, ora che gli ex dc stanno diventando un problema per il Pd e fanno convegni separati nel miracolistico tentativo di liberarsi della segretaria dem. Siccome i democristiani erano anti-fascisti, deciditi su qual è il nemico. I fasci? I democristiani? Noi?
Quanto ai giornalisti intimiditi, ne so qualcosa più dite, avendo cantato, per scelta e amore della libertà e non per ragioni ideologiche, per trent’anni fuori dal coro, mentre tu hai sempre abitato nelle zone di comfort dell’informazione italiana, sposando tutte le battaglie più conformiste della stampa nostrana e sostenendo acriticamente ogni tesi dei tuoi punti di riferimento. Ho più condanne per essermi battuto contro il politicamente corretto che articoli scritti sull’argomento; e ora scopro che quelli woke sono considerati deliri e che la gente non ne può più. A saperlo prima, facevo la vittima, come la Kuzzo.

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