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Meloni è femminista ed esempio per le donne
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Un’amica mi avvisa: guarda che nella rubrica di Francesco Merlo su Repubblica, “Posta e risposta”, si parla dite. Addirittura? In effetti è così. Merlo risponde a una lettera della storica della letteratura Mirella Serri che con me giorni fa ha partecipato a un dibattito su Radio Radicale a proposito di femminismo e femminismi. Serri sostiene che io avrei detto che Meloni è femminista «tanto da aver messo a capo del partito Arianna, guarda caso sua sorella. Femminismo o familismo di destra? A te l’ardua sentenza», conclude rivolgendosi a Merlo. Il quale ci aggiunge il suo: «Arianna governa per ius sanguinis, che non è di genere, non è femminista, non è democratico, e non è neppure di destra». È possibile che Serri abbia usato la rubrica di Merlo per rimandare qualche lettore a un dibattito dove si è distinta per comizietti anti-Meloni, interrompendo più volte, lamentandosi del fatto che non c’era una clessidra per il minutaggio e che io parlavo troppo a lungo. Insomma il solito repertorio di una sinistra che ritiene di avere il monopolio della verità, in etica, in politica e figuriamoci sul femminismo. Ora, verrebbe da liquidare il tutto con la battuta sanremese di Roberto Benigni, ormai “fratello d’Italia”: se state messi così, Giorgia «ci sarà sempre, ieri, oggi e domani».
Ma torniamo alle puntigliose puntualizzazioni di Mirella Serri. Se io avessi detto che Meloni è femminista perché ha messo Arianna alla guida di FdI sarei una sciocca. Dunque sintetizzo ciò che ho veramente detto su Giorgia Meloni e sua sorella Arianna: «Giorgia Meloni è femminista ed è un esempio per le donne perché ha rotto col tutoraggio maschile in politica, dove le donne per emergere hanno bisogno appunto di un tutor che le sponsorizzi.
Meloni ha infranto questo schema, riuscendo a imporsi in un mondo, quello della destra, maschile e a volte maschilista che ha accettato alla guida del partito un’altra donna, Arianna». Capisco la necessità della narrazione corrente a sinistra secondo la quale con Meloni le donne stanno facendo passi indietro (una retorica che non trova appigli nella realtà). Si ricorre in genere sul punto alla vicenda dei Pro-Vita nei consultori immaginando una lesione al “diritto” di abortire. Anche qui siamo fermi a concetti assai antiquati soprattutto nel momento in cui la politica più responsabile e consapevole riconosce che il problema è semmai che in Occidente non si fanno figli.
Ma immagino che non sia piaciuto a Mirella Serri anche il fatto che ho citato il best seller Il racconto dell’ancella dove si analizza lo sfruttamento dei corpi delle donne schiave, le ancelle appunto, usate per partorire i figli che le donne al potere non riescono più a fare. Qualcosa di molto simile alla gestazione per altri che non ha nulla di solidale. A che serve inoltre dire che la destra ha abbandonato il discorso delle quote rosa (per fortuna!) e che ciò sfavorisce le donne? Ma come non accorgersi che le quote sono solo a favore di una élite e non riguardano la maggioranza delle donne che ha bisogno di più servizi per conciliare lavoro di cura e professione? Ecco, il femminismo ideologico impone di parlare male di Giorgia e Arianna Meloni, il vero femminismo impone di difendere la donna e la sua specificità dinanzi alla neolingua che vorrebbe identificarci come “persone con l’utero”. Su questo c’è un consenso larghissimo da parte delle donne di destra e di sinistra e delle femministe vere. Magari Mirella Serri non se n’è accorta o non se ne vuole accorgere preferendo sposare le argomentazioni di chi sosteneva che le femministe non potevano votare Giorgia Meloni. Invece la maggioranza delle donne che si sono recate alle urne alle ultime elezioni politiche ha votato Giorgia (il 27% secondo Swg). Un caso? Uno scherzo del destino? Uno schiaffo a chi diceva “Meloni vi riporterà ai fornelli”? A Serri e Merlo l’ardua sentenza...
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Un santuario alpino sospeso nel tempo e nello spazio
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