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Ilaria Salis, il 13 febbraio una giornata da incubo: lo spettro delle carceri ungheresi

sabato 8 febbraio 2025

2' di lettura

L'immunità da parlamentare europea di Ilaria Salis potrebbe avere i giorni contati. C'è già una data che risulterà probabilmente decisiva: il prossimo 13 febbraio l'eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, uscita di prigione a Budapest poche settimane prima della sua candidatura alle europee dello scorso giugno, sarà in audizione alla Commissione giuridica Juri di Bruxelles. L'attivista antifascista milanese, accusata in Ungheria di aver partecipato al pestaggio in strada di un militante di estrema destra e rimasta in carcere per oltre un anno nella capitale magiara, dovrà sostanzialmente ribadire la propria linea difensiva. 

A richiedere il suo ritorno in carcere, con la revoca dell'immunità garantita dal seggio, è stata proprio l'Ungheria di Viktor Orban, premier e leader di Patrioti per l'Europa che con la Salis ha ormai un conto aperto.

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Come sottolinea anche Il Secolo d'Italia, dopo l’audizione della Salis sarà il relatore spagnolo Adrian Vázquez Lázara, esponente del Ppe, a redigere il documento da sottoporre all'Europarlamento. Se davvero verrà revocata l'immunità all'italiana, non ci sarà decadimento automatico: in altre parole, la Salis vedrà riprendere il processo a suo carico in Ungheria attualmente "congelato" ormai da mesi, ma non perderà lo scranno da onorevole. 

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A rendere possibile la revoca, il fatto che l'immunità vale sempre per fatti che riguardano opinioni o voti espressi durante l'esercizio delle proprie funzioni da europarlamentari. Nel caso della Salis, invece, le accuse e le ipotesi di reato risalgono a ben prima della sua elezione e sono totalmente separati dall'attività politica/istituzionale. Si tratta di capire poi se i colleghi vedranno nelle mosse di Budapest il classico "fumus persecutionis" ben noto anche alla politica italiana. 

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