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Elly Schlein, Fabrizio Roncone sul Corsera: "Ipnotica ed eccitante"

Alberto Busacca
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«Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma». Ve la ricordate questa frase? La diceva Mario Brega, nei panni di “er principe”, in Bianco, rosso e Verdone. «Stavolta è stata una piuma», aggiungeva dopo aver fatto un’iniezione delicatissima alla nonna di Mimmo, l’indimenticata Sora Lella. Ecco, anche la mano di Fabrizio Roncone, storica firma del Corriere della Sera, «po’ esse fero e po’ esse piuma». È «fero» quando, col suo stile puntuto, deve “demolire” qualcuno, magari un esponente del centrodestra.

Ma ieri è stata una piuma. Già, l’oggetto del pezzo di Roncone era la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, raccontata con toni lirici ed entusiastici. Forse pure troppo, a dire la verità... «Grinta, battute e toni più duri: la svolta di Schlein», si legge nel titolo in prima pagina. Poi parte il pezzo: «Piena di una grinta inattesa, rinunciando a quel suo sorriso ipnotico, non più pedagogica, saccente, moscia o moscetta, ma con un fare diretto, senza supercazzole, con una lingua politica dura, netta, comprensibile a tutti ed eccitante per la popolazione dem, ma anche piena di un gusto antico, usando clamorosi toni da vera gruppettara e ricorrendo a una metafora beffarda e urtante, necessaria per affidare al web una battuta sulla Meloni destinata a restare nella storia di questa legislatura (“Lei non è la presidente del Consiglio, è la presidente del coniglio: scappa, scappa, scappa dalle sue responsabilità...”) e per dare la sensazione di essere, o per provare sul serio ad essere, la guida del centrosinistra: così, mercoledì pomeriggio, a Montecitorio, Elly Schlein».

 

 

 

Ora, la performance della leader democratica alla Camera può legittimamente essere piaciuta o meno, ma davvero è stata una svolta rispetto alla Elly che abbiamo conosciuto in questi anni? No, in realtà. Elly è sembrata sempre la solita Elly, quella del collettivo del liceo che urla in assemblea contro l’avversario di turno. E poi, se vogliamo dirla tutta, sembra un po’ esagerato anche parlare di «metafora beffarda e urtante, necessaria per affidare al web una battuta sulla Meloni destinata a restare nella storia di questa legislatura». Insomma, stiamo parlando della scelta di definire il premier “presidente del coniglio”, accompagnando il tutto con alcuni cartelli, sollevati dai parlamentari dell’opposizione, con sopra disegnati dei piccoli animaletti con le orecchie lunghe. Ci sta, per carità, ma non è che sia stata proprio un’idea geniale. Ed è difficile credere che tutto ciò sia stato così «eccitante per la popolazione dem»...

 

 

 

Eppure al Corriere sono proprio convinti che si sia trattato di un cambiamento epocale: «L’ultimo minuto e mezzo del suo intervento durante l’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri, con lei in piedi, il dito indice puntato verso una sedia vuota, è diventato un whatsappino che rimbalza ormai senza sosta sui cellulari dei parlamentari e dei militanti piddini: ma più che un video cult, sono novanta secondi di puro feticismo politico. Hai capito, Elly? No, dico: l’hai sentita? S’è per caso data una svegliata?».

Bè, in questi giorni in cui sono uscite le chat private di Fratelli d’Italia, sarebbe interessante leggere queste chat progressiste con deputati e attivisti in estasi per le parole della leader: «Che discorso!», «Come gliele ha cantate», «È diventata una dura». Essì, perché per i compagni anche Elly è un po’ come “er principe”: po’ esse piuma ma adesso po’ esse pure fero...

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