Tomaso Montanari, l'ultima trovata? Stop alla Marina, tirocini sulle navi Ong
La scuola e l’università che piacciono alla sinistra sono quelle dove non c’è posto per nessun tipo di ideologia, a meno che non sia la loro. Un postulato messo in pratica dal Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari, che non ha certo la tessera del Pd in tasca ma in quanto a posizionamente ideologico è ancora più radicale. E lo scorso 30 gennaio ha ratificato a pieni voti quanto deciso dal “suo” Senato accademico, all’unanimità: non rinnovare la convenzione di tirocinio di formazione e orientamento curricolare con la Marina Militare, in scadenza nel prossimo mese di maggio.
“Mare Aperto” si chiama tale progetto, coinvolge circa 6.000 militari di vari Paesi, Esercito, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza, e personale civile proveniente da diversi istituti universitari e centri di ricerca. Avviato nel 2023, ha già permesso a quasi 130 ragazzi di cimentarsi in «simulazioni ad alto realismo, lotta contro minacce convenzionali e asimmetriche, raid su siti costieri d’interesse, esercitazioni di sicurezza marittima, controllo e bonifica dei fondali, prevenzione e contrasto di traffici illeciti. Nell’ambito dei compiti duali della Forza Armata - riporta il sito della Marina - saranno condotte anche attività addestrative di tutela dell’ambiente marittimo e di soccorso a popolazioni colpite da calamità naturali con la collaborazione di personale della Protezione Civile». Se non è stimolante e formativo tutto ciò... Eppure, la spiegazione allo stop fornita dall’università di Montanari è ancor più strabiliante, il racconto di una realtà parallela che vedono solo a sinistra: «La decisione del Senato è motivata dal recente, ed evidente, cambiamento del clima politico e civile. L’insistenza di una retorica nazionalista e militarista inedita nella storia dell’Italia costituzionale; la militarizzazione crescente di scuola e università; la preoccupazione per un orientamento della Nato in direzione diversa da quella costruzione di “pace e giustizia tra le nazioni” che l’articolo 11 mette come condizione per la cessione di sovranità alle organizzazioni internazionali non possono sfuggire ad un Ateneo internazionale, che in forza del proprio Codice Etico, “respinge ogni forma di nazionalismo, riconosce come patria il mondo intero e l’umanità tutta. Ripudia la guerra, in ogni sua forma”».
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Insomma, cari ragazzi, vi salviamo dalla propaganda guerrafondaia, vi teniamo noi sulla retta via. Ma chi detta la linea? Luminari? Pensatori? Di più. La proposta (accolta) di dire basta alla Marina è arrivata da Cravos Siena, «un’organizzazione studentesca indipendente - si legge sul sito dell’Università - che organizza seminari, feste e mobilitazioni, con rappresentanti degli studenti in tutti gli organi universitari». Che poi sia in toto un collettivo di estrema sinistra è implicito, come scontato il fatto che Cravos sia fra i tanti che sostengono la necessità di interrompere le relazioni con gli istituti di Israele. «Non possiamo più tollerare che i saperi elaborati nelle università vengano messi al servizio dell’industria bellica e dei settori della difesa», esultano i membri di Cravos, ignorando (o fingendo di farlo?) come i travasi di competenze e innovazioni scientifiche si riflettano poi ormai inevitabilmente sul quotidiano di ognuno, definendo il progresso civile. A mettere la ciliegina sul capolavoro c’è l’opzione prevista da Montanari per i ragazzi che non avranno più accesso a Mare Aperto: al posto delle esercitazioni «effettuate in collaborazione con la Nato», saranno rafforzati «percorsi alternativi, come quelli con Organizzazioni non governative operanti nello stesso teatro mediterraneo». Dalle navi della Marina a quelle delle Ong, tutti a bordo, preferibilmente con bandiera rossa...
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