Bruno Vespa torna sul caso Almasri: "Perché questa indagine fa ridere", toghe e sinistra smontate
Bruno Vespa torna sulla polemica che lo ha travolto dopo quanto andato in scena a Cinque Minuti. Il giornalista, nonché conduttore di Rai 1, ha preso le difese del governo sul caso Almasri. Apriti cielo. "Sì è fatto un grande rumore perché a conclusione dei 5 minuti su Raiuno di giovedì sera ho detto che in tutti i Paesi del mondo governi di ogni colore fanno affari sporchissimi con persone poco raccomandabili in nome della sicurezza nazionale", è la spiegazione dello stesso Vespa sulle colonne del Giorno.
"La scoperta dell’acqua calda", la definisce il diretto interessato per poi lanciare un messaggio a chi si è indignato. Sì, perché anche se "la tensione politica strumentalizza tutto", "bisogna farsene una ragione. I principali Paesi europei hanno interessi in Libia. Per questo nel 2011 la Francia di Sarkozy lanciò insieme con gli Stati Uniti la guerra contro Gheddafi alla quale purtroppo ci associammo (la Germania non lo fece). Forse per questo abbiamo il sospetto che la Corte penale internazionale abbia aspettato che il generale Almasri entrasse in Italia dalla Germania, dove pure era stato fermato e controllato, per emettere il mandato di arresto".
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E proprio con Almasri, capo della polizia giudiziaria libica accusato di crimini contro l'umanità dall'Aja, "i nostri servizi segreti sotto tutti i governi hanno avuto rapporti con questa gente". Un altro esempio? "Quando i due tecnici italiani Bruno Cacace e Danilo Colonego furono rapiti da uomini mascherati (forse Isis) il 19 settembre 2016 (governo Renzi) ai confini tra Libia e Algeria furono liberati il 5 novembre grazie all’intervento di Rada". E ancora: "Il 21 gennaio 2017 (governo Gentiloni) due kamikaze tentarono di farsi saltare in aria vicino alla nostra ambasciata di Tripoli appena riaperta e l’attentato fu sventato da Rada. Queste cose le sa benissimo Marco Minniti, che è stato un grande ministro dell’Interno".
Ma non finisce qui, perché per quanto riguarda i voli di Stato (Meloni accusata di aver riportato in Libia Almasri su un volo di stato ndr), Vespa ricorda: "Da almeno dieci anni tutti i nostri voli di Stato, anche quelli che portano i premier in Libia, atterrano all’aeroporto di Mitiga la cui sicurezza è garantita da Rada e da Almasri, in contatto con i nostri Servizi. Il rimpatrio di Almasri rientra in questo quadro e l’indagine giudiziaria contro Meloni, Piantedosi e Mantovano ci fa ridere dietro il mondo che sa come funzionano, purtroppo, queste cose". Da qui il richiamo alle toghe già pronunciato dal premier: "Qui il rischio non è quello di sottoporre i pubblici ministeri al governo, ma di sottoporre il governo votato dal Parlamento (anzi, i governi) alle decisioni di singoli, potentissimi giudici".