Otto e Mezzo, scintille Bocchino-Gruber: "Posso parlare?", "Il procuratore Lo Voi?". Poi Travaglio...
Il caso Almasri e l'iscrizione di Giorgia Meloni e mezzo governo nel registro sono fatti deflagranti: scontato il fatto che riempiano il dibattito televisivo, così come è scontato che abbiano reso ancor più incandescente il clima, in particolare nel rapporto tra toghe ed esecutivo. La vicenda è al centro della puntata di Otto e Mezzo di mercoledì 29 gennaio, dove ospite in studio c'è Italo Bocchino mentre, il collegamento, spicca Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano.
Su La7, Gruber ragiona: "Ormai è guerra aperta contro la magistratura, guerra iniziata decenni fa con Silvio Berlusconi. Meloni ha sempre detto di ispirarsi a Falcone e Borsellino". "Falcone era a favore della separazione delle carriere", interviene Bocchino. "Borsellino no. Ma ci chiediamo perché sia guerra aperta con i magistrati. E i cittadini si chiedono cosa sia successo davvero con Almasri, è chiaro che c'è un patto di qualche tipo", aggiunge la Gruber. E ancora, la conduttrice: "Oggi Arianna Meloni si è rivolta alla sorella: Avanti sorella mia, è tempo che le persone per bene di questa nazione decidano da che parte stare. Chi difende il lato giudiziario non è per bene?", chiede al direttore editoriale del Secolo d'Italia.
"Intanto il torturatore è stato rimandato in Libia con un aereo dei servizi perché quando c'è un personaggio pericoloso sul territorio nazionale lo si espelle e manda via con un aereo dei servizi - risponde Bocchino -. La frase di Arianna Meloni è la frase di chi fa capire che questo mondo non si fa intimidire da cose come quelle che sono accadute: non è la politica che fa guerra alla magistratura, ma è la magistratura che si è fatta casta ed è in guerra con la politica da 30 anni".
"Scusami...", lo interrompe la Gruber. Dunque un primo momento concitato, Bocchino si spazientisce: "Certo, non tutta la magistratura! Se posso parlare dico la mia... non posso dire quel che penso...". E ancora: Io penso che la maggior parte dei magistrati faccia il proprio lavoro e che invece gli uffici delle procure siano molto condizionati...". "Il procuratore Lo Voi?", lo interrompe ancora Gruber. E Bocchino sbotta: "Ma posso parlare? Se posso parlare esprimo il mio parere... siamo in tre". "Andiamo avanti, va bene". Sullo sfondo, Travaglio sghignazza, in segno di dissenso rispetto al ragionamento di Bocchino.
"Il problema delle separazione delle carriere è stato discusso in Costituente, uno dei più grandi teorici era il nonno di Elly Schlein", riprende Bocchino. Ma dopo queste parole lo scontro esplode con Travaglio, che sullo sfondo continuava a ridere. Infine, Bocchino riesce faticosamente a completare il suo ragionamento, il cui punto sin dal principio era la ragione per la quale, a suo giudizio, è importante la sperazione delle carriere. "Io sono l'avvocato, Travaglio è l'accusa, poi c'è il giudice. Il punto qual è? Il giudice e l'accusa che dovrebbero essere distanti vanno a scuola insieme, si formano insieme, fanno carriera insieme, hanno la stessa sezione disciplinare... c'è una contaminazione che fa si che non è tutelato l'imputato, non è tutelata la difesa: quei due passano la vita assieme, come fa a essere terzo quel giudice? I giudici hanno paura della separazione delle carriere perché a quel punto le contaminazioni e le collusioni non sono più possibili", conclude Italo Bocchino in un clima sempre più incandescente.
Otto e Mezzo, l'intervento di Italo Bocchino: qui il video
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