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Addio Oliviero Toscani: un genio "scorretto" della fotografia. La malattia la sua ultima provocazione

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Una vita di genialità e provocazioni. L'ultima, pubblica, quando a In Onda è ricomparso in tv visibilmente debilitato per comunicare al mondo al sua malattia incurabile. Oliviero Toscani è morto a 82 anni, ma per quanto detto e fatto ne valevano almeno il doppio. 

Un bacio sulle labbra tra una suora e un prete, contrasto di colori delle vesti, lei bianco lui nero. Tre cuori a vivo, nel senso proprio dell'organo che ci batte nel petto, e su ciascuno la scritta 'white, black, yellow'. O ancora, il mitologico fondoschiena con mini shorts di jeans e celebre slogan blasfemo, entrato nel linguaggio comune, 'Chi mi ama, mi segua'. Sono solo tre esempi della creatività controversa, sempre fieramente e ostentatamente controcorrente del fotografo e pubblicitario più famoso d'Italia e non solo. Nel giugno del 2023 aveva scoperto di essere affetto da amiloidosi, malattia multisistemica che compromette la funzionalità di vari organi vitali. La notizia era stata resa nota solo lo scorso agosto e in quell'occasione il fotografo aveva raccontato di aver perso motivazione e voglia di vivere a causa di tutti i limiti imposti dalla malattia, e quindi di pensare anche al suicidio assistito. Da alcuni giorni era ricoverato all'ospedale di Cecina, in gravissime condizioni. Di "strada senza ritorno" aveva parlato la moglie.

Le sue fotografie, spesso in formato gigante nei cartelloni in strada oltre che pubblicate nelle riviste e nei giornali, fecero scalpore e dagli anni '70 in poi suscitarono spesso polemiche, dibattiti e riflessioni su temi anche delicati. Messaggi sacri e profani, anti-razzismo messo al servizio dei maglioni colorati di Benetton diventato un marchio di fabbrica mondiale.

Nato a Milano il 28 febbraio del 1942, suo padre Fedele Toscani è uno dei fotoreporter storici del Corriere della Sera. Sua sorella, Marirosa Toscani, sarà insieme al futuro marito, Aldo Ballo, parte dello studio Ballo&Ballo, uno dei più importanti studi fotografici di architettura, interni e design. Così, il giovanissimo Oliviero respira aria di fotografia sin da piccolo e a 14 anni pubblica la sua prima foto sul Corriere, e non è una foto qualunque: in occasione della tumulazione di Mussolini a Predappio, accompagna il padre che fotografa la cerimonia nel suo intero, mentre Oliviero si sofferma sul volto dolente di Rachele Mussolini. Ed è quel ritratto che finisce sul Corriere.

Dopo gli studi al liceo Vittorio Veneto di Milano, nel 1965 si diploma in fotografia alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove è allievo di Serge Stauffer, specialista di Marcel Duchamp e dell'artista Karl Schmid. Inizia quasi subito a lavorare nella pubblicità, la sua prima campagna è per il cornetto Algida. Inizia presto a lavorare per riviste come Elle, Vogue, GQ, Harper's Bazaar, Esquire, Stern, l'Uomo Vogue e Donna, e a realizzare foto per le campagne di alcuni tra i più importanti marchi di moda come Valentino, Chanel, Fiorucci, Esprit e Prenatal. Nel 1979 in occasione del festival 'Venezia 79 la fotografia' tiene un corso sulla fotografia di moda con la partecipazione di Franca Sozzani, all'epoca vicedirettrice della rivista Lei.

La grande novità dell'approccio di Oliviero Toscani alla fotografia pubblicitaria consiste nell'attingere a piene mani alle problematiche sociali del momento e inserirle nelle pagine patinate della pubblicità. E questo trova il coronamento nel rapporto, iniziato nel 1982, con l'azienda Benetton. Toscani cura lo scatto e il concept delle campagne pubblicitarie: temi come l'uguaglianza razziale, la mafia, la lotta all'omofobia, il contrasto al diffondersi dell'Aids, la ricerca della pace, l'abolizione della pena di morte vengono per la prima volta proposti sui cartelloni stradali e sulle pagine pubblicitarie. Il marchio di moda, insomma, diventa pretesto per promuovere campagne di sensibilizzazione sociale. 

Nel 1991, sotto l'egida di Benetton, lancia la rivista Colors, e nel 1994 Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna, la cui sede è stata progettata dall'architetto giapponese Tadao And. Dal 1999 al 2000 è direttore creativo del mensile Talk Miramax a New York diretto da Tina Brown. Nel 2000 interrompe la collaborazione con il gruppo Benetton in seguito a una controversa campagna che utilizza foto reali di condannati a morte negli Stati Uniti e che provoca azioni di ritorsione verso la casa di moda. Negli anni 2000 si occupa delle campagne del marchio RaRe, che hanno come concept il tema dell'omofobia, e dell'azienda Nolita Pocket. Queste campagne vanno spesso incontro a conflitti con l'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria. Nel 2007 realizza per il marchio Nolita una campagna choc contro l'anoressia nervosa fotografando la modella e attrice francese Isabelle Caro, malata di anoressia, del peso di 31 chili per 1,64 m di altezza. A causa della crudezza delle immagini la campagna divide il pubblico e i critici, fra chi la ritiene formativa per i giovani e chi un episodio di sciacallaggio pubblicitario. La modella poi morì il 17 novembre 2010.

Dal 2018 al 2020 torna a lavorare con Benetton, curando le campagne fotografiche dell'azienda e tornando a ricoprire il ruolo di direttore artistico di Fabrica, lanciando in questo contesto il progetto Fabrica Circus, che prevede la creazione di una fucina di artisti rinascimentali dove la creazione non ha limiti o etichette. In questa stagione, Toscani rilancia con Benetton alcuni dei temi cari al suo operato, come quello dell'integrazione, attraverso una campagna fotografata all'interno di una scuola del quartiere Giambellino di Milano, raffigurante 28 bambini di tredici nazionalità diverse. Verrà licenziato nel luglio del 2020, in seguito alle sue dichiarazioni sul crollo del Ponte Morandi quando, durante la trasmissione radiofonica Un giorno da pecora disse: "Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola". Travolto dalle polemiche, si scusò: "Sono distrutto umanamente. Si prende una frase estrapolata da qualcuno per il suo programma un po' scandalistico, con questa comunicazione moderna che cerca il sensazionalismo. Non era quella l'intenzione". Politicamente sempre molto vicino ai Radicali, negli ultimi anni aveva messo nel mirino più volte Silvio Berlusconi, diventando per questo un feticcio e strumento di quella sinistra politica di cui aveva finito per incarnare l'anima più "selvaggia". 

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