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Cecilia Sala, la sparata di Paolo Romano: "Inaugurata una consuetudine internazionale"

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Dopo venti giorni di prigionia in Iran, Cecilia Sala è finalmente libera di tornare a casa. La giornalista del Foglio e di Chora Media è salita sul primo aereo da Teheran a Ciampino. E, almeno per una volta, c'è stato il plauso bipartisan di tutto il Parlamento. "È in volo l'aereo che riporta a casa Cecilia Sala da Teheran - ha spiegato Giorgia Meloni su X -. Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia. Ho informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata. Voglio esprimere gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia - ha concluso -, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi".

Da subito, come è logico e corretto che sia, ci si è interrogati sulle ragioni che hanno spinto il regime degli ayatollah a rilasciare Cecilia Sala. C'è chi sostiene che un ruolo chiave lo abbia giocato Donald Trump, soprattutto dopo il viaggio in Florida del nostro presidente del Consiglio. Altre campane invece ritengono che il tutto si possa inquadrare in un accordo bilaterale che implicherebbe la scarcerazione di Mohammad Abedini, il cittadino iraniano arrestato a Malpensa (ma le due vicende, ovviamente, sono profondamente interconnesse). E tra chi dà per scontato un ruolo di Abedini c'è anche il dem Paolo Romano, che si spinge a sostenere che in questo modo il governo abbia inaugurato una nuova stagione della diplomazia internazionale.

 

 

"Fatta salva, anche a livello personale perché è una giornalista straordinaria, la gioia immensa per il rientro di Cecilia Sala e il ringraziamento a tutti quelli che ci hanno lavorato, questo però sarà un tema importante - ha spiegato Romano a L'aria che tira -. Perché guardate, se dovesse finire e ci auguriamo tutti di no, che torna a casa in Iran una persona accusata di crimini molto gravi in cambio di una giornalista che è stata arrestata sul nulla vorrebbe dire che noi stiamo inaugurando una consuetudine internazionale per cui quando un Paese alleato dell'area americana arresta una persona che potrebbe essere implicata in pesanti crimini di terrorismo addirittura, si rapisce un giornalista e si fa uno scambio tra pedine". Insomma, il piddino Romano propone una sorta di riedizione della strategia della fermezza: nessuno scambio, come non ci fu alcuno scambio tra Stato e Brigate Rosse per Aldo Moro.

Frasi oggettivamente fuori fuoco, quelle di Romano. Una presa di posizione che sembra malcelare l'imbarazzo del democratico per un innegabile successo diplomatico del governo. Fermo restando che nessuno ad ora può sapere quale contropartita è stata offerta all'Iran, ammesso che di contropartite in ballo ce ne siano, sostenere che con la liberazione della Sala si apra una nuova "consuetudine internazionale" appare un'ipertrofica sciocchezza: da che mondo è mondo e da che ostaggio è ostaggio - e Cecilia Sala era un ostaggio - le situazioni vengono valutate, pesate caso per caso. Sarebbe stato più semplice, per il piddino Romano, limitarsi a ringraziare chi ha liberato Cecilia Sala, attendendo qualche elemento in più prima di prestarsi a valutazioni che lasciano senza parole per lo sbigottimento. 

 

 

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