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Cecilia Sala, cosa sa Negri: "L'Iran deve ancora decidere cosa fare con lei. C'è un problema"

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"Il carcere di Evin fu costruito dallo Scià nel 1971. Prima ci andavano gli oppositori della monarchia e dopo, in un drammatico scambio di ruoli, sono stati gli uomini della Repubblica islamica a fare i carcerieri". Alberto Negri, giornalista italiano grande esperto di politica estera e di Medio Oriente, riflette sull'arresto di Cecilia Sala, la giovane collega detenuta a Teheran. Manette che secondo molti sarebbero in realtà una vera e propria presa in ostaggio in un quadro di scambio internazionale di prigionieri. 

In collegamento con Luca Telese e Marianna Aprile a In Onda, Negri spiega: "Cecilia sta vivendo un momento sicuramente terribile ma adesso bisogna essere molto prudenti, come diceva Antonio Di Bella, per esempio nel collegamento che noi stiamo facendo tra l'arresto di questo cittadino israeliano a Malpensa e l'arresto di Cecilia. Bisogna sfuggire dalla trappola tesa dagli iraniani".

"Io ho parlato con esponenti del Ministero degli Esteri iraniano e mi avevano annunciato che ci sarebbe stata a breve una loro dichiarazione, perché è il Ministero degli Esteri a rilasciare i visti. Cecilia ha ritirato un visto regolare all'Ambasciata, poi il Ministero della Cultura assegna una agenzia e i traduttori. Qual è il problema? E' che questo comunicato non si è ancora visto e questo può essere indice di problemi tra i corpi diplomatici della Repubblica islamica e quelli dei pasdaran che cercano di tenere una linea dura. Quello che faranno con Cecilia lo devono ancora decidere e molto dipenderà anche dalla diplomazia italiana".

Cecilia Sala, guarda il video di Alberto Negri a In Onda su La7

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