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Il vizietto di Maria Rosaria Boccia: querele a raffica

Pietro Senaldi
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Che polpetta avvelenata, trovarsi a scrivere di Maria Rosaria Boccia, la ex collaboratrice, e amica, di Gennaro Sangiuliano che gli ha giurato vendetta per non aver ottenuto la consulenza promessale al ministero della Cultura, sconvolgendogli la vita privata e pubblica. Fare il giornalista e dover interessarsi alla signora che ha movimentato la scorsa fine estate della Penisola è un mestiere a rischio. Non solo per il fu titolare del Collegio Romano, che ha pagato con la poltrona la leggerezza di esserle stato troppo vicino, e, oltre a un taglio sulla testa rimediato in un diverbio tra cuori infranti, ha incassato dalla donna, offesa nel suo orgoglio, anche una denuncia per atti persecutori e calunnia.

L’ira di Boccia infatti è implacabile. Si accende per un nonnulla contro chiunque. Carattere focoso, Maria Rosaria è un mitragliatore, un’arma non convenzionale che non esaurisce mai il caricatore. L’attacco a testa bassa è la sua unica difesa.

Riportano le cronache che la signora abbia recentemente querelato perfino il decano del giornalismo nazionale, Paolo Mieli, che l’ha definita «pompeiana esperta», alludendo alle abilità professionali nel campo dell’organizzazione di eventi e alla città d’origine. La signora è suscettibile. Vede la malizia dove non c’è.

Ha presentato il conto pure a Massimo Magliaro, ex vicedirettore del Tg1, colpevole di aver detto che lei «pescava a strascico a Montecitorio» e di aver messo in dubbio il suo affetto per Sangiuliano, visti i sorrisi ostentati ripetutamente «dopo la fine della presunta storia d’amore».

 

PERSONAGGIO SUSCETTIBILE

Parlare di Maria Rosaria, se non in toni encomiastici, vuol dire cercarsi i guai. La consulente mancata ha sfidato in tribunale anche l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, che l’ha definita «tipica donna che io non difenderei mai, una carrierista che sapeva di non vivere una relazione sentimentale, pensava solo a se stessa e se ne fregava degli italiani che pagavano il ministro». Il capo ufficio stampa del dicastero della Cultura, Andrea Petrella, è stato invece chiamato a rispondere davanti ai giudici per aver cercato di disinnescare lo scandalo, negando di conoscere la signora e ridimensionando la frequenza dei suoi accessi al Collegio Romano.
Ma l’elenco è lungo. La deputata forzista Annarita Patriarca, anche lei napoletana, è querelata per aver definito Boccia «una sorta di hostess, che ha fatto il giro completo, provando ad agganciare tutti noi parlamentari campani». Il professore dell’Università Federico II di Napoli, Francesco D’Andrea, deve difendersi invece per aver negato che la signora figurasse tra i docenti dell’ateneo, come invece da lei asserito, poiché l’attestato da lui firmato «non ha valore, in quanto manca la controfirma del rettore». Il paparazzo degli scandali, Fabrizio Corona, ha irritato la donna per aver definito stupidaggini (l’espressione originale è più greve) «montate ad arte per fare notizia e polemica contro il governo Meloni» la notizia diffusa dalla consulente mancata che esisterebbero foto compromettenti di Sangiuliano fatte ritirare.

L’accusa più pesante però è quella lanciata dal giornalista Davide Maggio, che ha detto in tv che «Boccia non è nuova ad attività di questo tipo, ... non dico ricattatorie ma certo lei si muove sempre per ottenere qualcosa, indagherei sulla sua storia, in particolare su certe gravidanze precedenti».

Non ci vuole moltissimo per urtare la suscettibilità di Maria Rosaria, assetata di giustizia e risarcimenti danni per la propria onorabilità, messa incautamente in discussione da troppi. Fare causa poi, anche se gli incassi economici futuri sono incerti, garantisce comunque all’interessata già nel presente un ritorno alla notorietà, che ormai si stava appannando, chiusa mediaticamente la vicenda della sua relazione personale e di lavoro con l’ex ministro.

 

LE ACCUSE DI GENNARO

Gli sviluppi però più interessanti della vicenda potrebbero arrivare dalla denuncia che Sangiuliano ha presentato contro Boccia in Procura a settembre. L’ex ministro afferma di essere stato vittima di lesioni e violenza privata a opera della donna e, tra le altre cose, lamenta la violazione della privacy e la sottrazione della fede e del telefonino. A questa, è seguita una seconda denuncia, nella quale l’uomo accusa la ex collaboratrice di aver divulgato la registrazione della sua telefonata alla moglie, che lui sarebbe stato costretto a fare in viva voce, sotto minaccia da parte di lei. Tra le altre cose, l’indagine dovrebbe anche accertare cosa intendeva Boccia quando ha insinuato pubblicamente che Sangiuliano fosse «ricattabile».

Sulla donna comunque in questi mesi si è detto di tutto, senza arrivare a nessuna certezza. La vicenda resta avvolta nel mistero. C’è chi insinua che lei sia la testa di ponte di una macchinazione per danneggiare l’ex ministro che parte dalla Campania, chi la descrive come una persona ferita e delusa in cerca di rivalsa, chi pensa che si senta con le spalle al muro e le stia tentando tutte. In ogni caso, farà ancora parlare di sé.

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