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Andrea Crisanti, guerriglia alla buvette: sogna di tirare scarpe a Giorgia Meloni

 Andrea Crisanti

Alberto Busacca
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I commentatori politici sembrano essere tutti d’accordo: in quest’ultimo periodo i toni si stanno alzando un po’ troppo, i leader parlano solo alle loro curve, non c’è più spazio per il confronto e per il dialogo: o stai di qua o stai di là. Con noi o contro di noi. Tanti, poi, danno come al solito la colpa di questo “innalzamento della temperatura” al centrodestra. E in particolare alla premier Meloni.

«Parla da leader di partito e non da presidente del Consiglio», dicono, «attacca sempre i suoi avversari», «se la prende con giornalisti e intellettuali vari». Sarà. Eppure tante volte quelli più nervosi stanno all’opposizione. È da quelle parti che la rabbia, da due anni a questa parte, sembra montare oltre i livelli di guardia.

 

IL RETROSCENA

Prendiamo l’intervento della Meloni in Senato di mercoledì scorso. Sul Foglio, ieri, c’era un interessante retroscena. Leggiamo: «“Bisognerebbe tirarle una scarpa, a volte provoca così tanto da farsi quasi opposizione da sola”, dice il senatore eletto con il Pd Andrea Crisanti. Barbara Floridia ride e aggiunge: “La verità è che nella comunicazione è il top”. Sia il microbiologo prestato alla politica sia l’esponente del M5S a capo della Vigilanza Rai stanno parlando di Giorgia Meloni durante un caffè alla buvette».

 

MINACCE E INSULTI

Ok, si tratta di una conversazione privata, il tono, immaginiamo dalle risate della Floridia, era leggero. E però, all’interno del Senato, un parlamentare eletto con la sinistra ha detto che bisognerebbe “tirare una scarpa” al presidente del Consiglio. In questi casi vale sempre una regola d’oro: pensate a cosa sarebbe successo se parole simili fossero state usate da un senatore di Fratelli d’Italia riferendosi alla leader democratica. «La Schlein?

Quando parla viene voglia di tirarle qualcosa». Oddio, allarme democratico, cultura fascista, scarso senso delle istituzioni, deriva autoritaria, allergia al dissenso, nostalgia dell’olio di ricino, squadrismo di Stato, politica del manganello, rischio di un ritorno agli anni bui e si potrebbe continuare ancora per diverse righe (ma ci siamo capiti e quindi può bastare così).

E invece. E invece a parlare in questo modo è stato un politico di sinistra a proposito di un premier di destra. E allora la cosa è passata sotto silenzio, nessuna indignazione, niente scuse, tutto ridotto a «massì sono soltanto chiacchiere da bar». Già. In questi due anni lo abbiamo visto. La Meloni è stata minacciata di morte, insultata in vari modi (spesso anche con offese a sfondo sessista), è stata ritratta sui manifesti a testa in giù o con il volto imbrattato di sangue. E quando ha provato a dire qualcosa la risposta è stata più o meno sempre la solita: «Ma basta con questa destra vittimista, pensi a governare». Sì, è un premier e deve pensare a governare. Ma dovrebbe anche poter andare in Parlamento senza temere che le possa arrivare addosso una scarpa tirata da qualche senatore.

Ps: piccolo consiglio a Crisanti. Se dovessero tornargli queste strane voglie, faccia come il segretario del Partito comunista russo Nikita Krusciov alle Nazioni Unite: si tolga la scarpa ma si limiti a sbatterla contro il tavolo. Tirarla era troppo perfino per i sovietici... © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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