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Pier Ferdinando Casini e l'inquietante messaggio di Putin: "Il vero motivo per cui ha salvato Assad"

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I ribelli prendono il potere in Siria, costringendo Bashar al-Assad alla fuga in Russia. A Damasco perdono un dittatore e guadagnano dei tagliagole. Finisce la dinastia degli Assad, Bashar è rimasto al potere dal 2000 al 2024. E le prospettive del paese, così come dell'impatto della nuova Siria in tutto il Medio Oriente, sono ancora tutte da comprendere e da scrivere. I presupposti, però, non sembrano essere i migliori.

Dello scacchiere siriano se ne parla a L'aria che tira, il programma condotto da David Parenzo su La7, la puntata è quella di giovedì 12 dicembre. Ospite in studio ecco Pier Ferdinando Casini, che riflette: "Diciamo la verità, la Siria come entità statuale non esisteva più. Così come è molto labile la situazione in altre aree del mondo. Noi per esempio per anni abbiamo parlato di Libia. Ma mentre Egitto, Algeria e Tunisia hanno una statualità, la Libia era un insieme di tribù".

Dunque Parenzo chiede contro del dittatore deposto: "Assad? Lo ho visto diverse volte. All'inizio del 2000 lo incontrai quando ricevette le onorificenze di tutti i principali paesi europei perché si presentava come innovatore".

 

Chiamato a commentare il fatto che si sia rifugiato in Russia, Casini afferma: "Vladimir Putin doveva salvare Assad, perché il suo messaggio implicito a tutti i dittatori che sostengono i russi nel mondo è: state attenti, potete anche cadere se giocate con voi, ma vi salviamo la vita e la famiglia. E magari anche qualche cos'altro, il bottino", e con le mani fa il gesto del denaro, strofinando pollice e indice. "Questa cosa non è un gesto di generosità, ma un gesto dovuto", conclude Casini.

L'aria che tira, qui l'intervento di Casini

 

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