Chiara Valerio fatta fuori dai salottini di sinistra: "Per me la festa è finita"
Raggiunta al telefono, non rilascia dichiarazioni. «Per me la festa è finita», dice, e poi commenta: «Il mio lavoro l’ho compiuto e quello che dovevo dire l’ho già detto. Stop». Chiara Valerio, che di mestiere fa la scrittrice, l’editor, l’opinionista, la giornalista e «chi più ne ha più ne metta» (copyright Nadia Fusini) aggiunge così al suo curriculum vitae un’altra voce. E cioè quella di capro espiatorio. Olocausto della cricca letteraria andata in tilt. Giacché lei, che dopo la morte dell’inarrivabile Michela Murgia doveva coglierne il lascito, lei che doveva assurgere al rango di madre badessa, è oggi il bersaglio delle sue stesse accolite. Delle sue ragazze – ah, la sorellanza – che l’accusano di falsa morale. Ricapitolando, il fatto lo sapete: Valerio aveva invitato a Più Libri più Liberi, la fiera dell’editoria conclusasi domenica a Roma, il filosofo Leonardo Caffo condannato lunedì per aver aggredito la fidanzata e al tempo dell’invito ancora sotto processo. La stessa Valerio, prima ancora di porgere l’invito al filosofo (di cui, a onor del vero, ha curato l’ultimo libro, Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio), si era però premurata di dedicare l’evento a Giulia Cecchettin, simbolo della lotta al patriarcato.
QUEI COMIZI CON ELLY
Sicché, con gli ex amici che le facevano notare l’inghippo morale – dalla saggista e influencer Carlotta Vagnoli al fumettista Zerocalcare – lei rispondeva, dalla parte di Caffo, a suon di “garantismo”. Parola non precisamente di miele. O almeno non per chi, come scrittrici ed ex amici di Valerio, comminerebbe pianto e stridore di denti all’uomo che sfiorasse per sbaglio, senza consenso, il ginocchio di una ragazza. Comunque, il fatto è che lei, Valerio – la narratrice e opinionista che doveva raccogliere il lascito di Michela Murgia come Pier Paolo Pasolini con le ceneri di Gramsci – è finita disarcionata. Non più a cavallo, come lo spirito del tempo. Non più in sella, benché comiziasse, solo un anno fa, in piazza con Elly Schlein (e pure al cinema con Nanni Moretti). Non più reggente delle lettere patrie. Perché Valerio, nonostante il discreto successo della fiera, è passata dai camei con Nanni alla canea delle “sorelle”. In altre parole, è rimasta vittima di chi già sgomitava per la sede vacante. Per il posto di Michela Murgia che in vita, pur non essendo giurata del premio Strega, ammetteva candida di non averne bisogno. Potendo contare, lei sì, su 17 voti di uomini suoi (sic). Ed ecco. Alla fine della festa, quando la musica è finita, e gli amici se ne vanno, s’intende che quello di Caffo era solo un pretesto. Un modo come un altro per scacciare l’erede illegittima.
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IL SACRIFICIO
Un’opportunità ghiotta – e certo maramalda – per sacrificare un’amica, Chiara Valerio, e rimettersi tutti in gioco alla volta degli “amici della domenica”. Raccogliendo il lascito di Murgia – i 17 voti – come tanti piccoli Pasolini con le ceneri di Gramsci. Morale? I detrattori usano dire che, in confronto a Valerio, Murgia era Hannah Arendt. Sarà. Certo è che in confronto a Carlotta Vagnoli, Zerocalcare e vari fratricidi, persino la garantista Valerio può essere Simone Weil.