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Letizie a Felipe, la prima dei reali spagnoli in Italia tra glamour e diplomazia

Lavinia Orefici
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La proverbiale puntualità regale è stata smentita. Con mezz’ora di ritardo sotto una pioggia battente, provenienti da una visita al Senato, il re e la regina di Spagna sono arrivati a Montecitorio a bordo di un’Audi nera con bandierine d’ordinanza. Fuori dal Palazzo, schierato ai lati della passerella, un picchetto d’onore di tutte le forze armate italiane, dentro, seduti in aula, fin dalle due e un quarto, in paziente attesa, erano riuniti i parlamentari al gran completo. Il debutto è con l’empasse. Il cerimoniale ha previsto il posto della regina sul banco del governo di fianco al re, ma per il cerimoniale spagnolo il suo posto era tra quelli riservati al comitato dei nove, in prima fila.

Felipe VI è il terzo capo di Stato a rivolgersi alle Camere riunite in seduta comune, prima di lui solo suo padre, re Juan Carlos, e Papa Giovanni Paolo II. Venticinque minuti di discorso in totale, dopo l’esordio in un ottimo italiano ha proseguito in spagnolo, scegliendo parole più politiche che di circostanza e raccogliendo l’applauso dell’aula. Nel suo discorso il sovrano ha sottolineato l’amicizia tra Italia e Spagna puntualizzando che i nostri paesi insieme rappresentano un quarto della popolazione europea e un quinto del suo Pil.
Tra i presenti nell’emiciclo Simonetta Matone, deputato della Lega, che ha lodato il coraggio del re per aver affrontato temi con piglio più da premier che da sovrano regnante in cui ha parlato di guerra e immigrazione. Delusione invece tra le parlamentari presenti per il look della regina, «troppo prevedibile», così hanno commentato alla buvette. Nel 2015 classificata ottava nella classifica di Vanity Fair tra le donne meglio vestite al mondo, Letizia ha scelto un tailleur con gonna rosa pallido firmato Carolina Herrera per la sua giornata romana tra i palazzi del potere, corredato di scarpe e borsa in tinta. «Se non dona a lei, figurati a noi», rimbalzava tra una spremuta e un caffè.

La giornata, iniziata alle 11 di mattina al Quirinale, è proseguita con un appuntamento all’Altare della Patria per deporre una corona di fiori sulla tomba del milite ignoto, prima di raggiungere Villa Pamphilj, dove i sovrani erano attesi dal premier Giorgia Meloni per una colazione. Lì si sono resi protagonisti di un siparietto a tre per la photo opportunity su chi-dovesse-stare-dove. Alla fine si è optato per Giorgia Meloni tra il re e la regina. Ultima tappa del pomeriggio il Campidoglio, dove il sindaco di Roma, Gualtieri, ha offerto lo spettacolo dei Fori Imperiali illuminati dall’affaccio delle sue stanze. Gran finale della giornata al Quirinale per il pranzo di Stato offerto dal presidente Mattarella alle 20.30. Il menù prevedeva una crema di funghi su panella di ceci e salsa alla camomilla, seguito da ravioli di faraona con fonduta di provolone e olio all’alloro. Come secondo il maialino farcito con albicocche arrostite ed erbe aromatiche accompagnato da sformatini di patate, cuori di carciofi e involtini di verza e per terminare la zuppa inglese. Si sa che l’alimentazione è un tasto delicato su cui la regina Letizia pone molta attenzione. Nel 2017 è intervenuta sul menù della mensa scolastica delle figlie, le principesse Leonor e Sofia, togliendo i cibi fritti a beneficio di verdure.

 

 

Oggi, prima di volare a Napoli, la regina sarà alla Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, di cui è ambasciatrice dal 2015. Nelle stesse ore, il re presiederà a Palazzo Colonna un summit economico tra Italia e Spagna. La laurea honoris causa a Napoli è l’ultimo appuntamento di questa due giorni italiana. Venerdì 13, a Madrid, invece l’attenzione del re e della regina sarà quella di un papa e di una mamma concretati sul debutto pubblico della secondogenita. L’Infanta Sofia affronterà da sola il suo primo impegno da principessa di casa Borbone. Piccole principesse crescono e lavorano per il consenso della monarchia, mai così da inizio millennio.

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