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Leonardo Caffo, l'eroe delle femministe menava la sua ex? Ecco chi si batteva per lui

Alessandro Gonzato
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Caffo, non Taffo, l’agenzia funebre dalla pubblicità irriverente. Il turbo-femminismo ha comunque un piede nella fossa; l’altro è sulla saponetta. Leonardo Caffo, maître à penser che piace alla sinistra che piace, è stato condannato a quattro annidi carcere per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi - «inaudite violenze» ha sentenziato il tribunale di Milano - nei confronti dell’ex compagna con la quale ha un figlio piccolo. Caffo, 36enne siciliano, in auge tra i progressisti per le sue teorie antispeciste – disquisizioni che si oppongono alla discriminazione tra la specie umana e le altre – a inizio mese doveva essere tra gli ospiti di punta del festival “Più libri più liberi”, a Roma.

Era fortemente richiesto dalla scrittrice ultra-femminista Chiara Valerio, curatrice editoriale dell’evento. Chissenefrega se il filosofo Caffo era accusato di aver picchiato e tormentato una poveretta: la Valerio per la quale «distinguere l’umanità in maschi e femmine è un’idea troppo vecchia» bramava di presentare “Anarchia”, l’ultima opera dell’agognato ospite. Il caso, va ricordato, era stato segnalato dal sito mowmag.

 

 

 

DUE PESI UNA DEM
L’intellettuale col piglio della Signorina Rottenmeier, guru della Schlein (la Valerio, non la Rottenmeier), si era appellata alla «presunzione d’innocenza» del Caffo e al garantismo, diritti sempre negati ai “fascio-leghisti” mai ai compagni progressisti. Sui social era scoppiata una polemica furibonda. La maestrina era indifendibile e infatti Roberto Saviano l’aveva difesa: «Da Chiara Valerio in qualche modo c’è da imparare perché si è scusata e di fatto ha rimesso in equilibrio la situazione». Si era scusata così: «Abbiamo sbagliato e ferito oltre le nostre intenzioni». Dunque volevano ferire - le donne evidentemente - ma non così tanto: avevano intenzione di fargli solo un po’ male (non fisicamente eh), poi la situazione è sfuggita di mano e insomma, portate pazienza, capiteci. Saviano, l’oracolo di Spaccanapoli e non solo, aveva gridato al «linciaggio mediatico». La puntigliosa Valerio aveva raggiunto vette (forse) inesplorate: «La fiera mette a disposizione queste sale per i centri antiviolenza, le associazioni, i gruppi e le singole persone che vogliono contribuire alla discussione contro la violenza di genere». La sala prevista per Caffo, il quale alla fine è stato escluso dalla manifestazione nonostante la strenua difesa della curatrice, era dedicata alla povera Giulia Cecchettin, alla quale invero è stata dedicata l’intera manifestazione come a Giacomo Gobbato, ammazzato a settembre dopo che aveva difeso una donna rapinata. «Questo», avevano spiegato gli organizzatori, «perché la violenza sulle donne non riguarda solo le donne ma tutti noi». Ecco.

Nei confronti di Caffo (in primo grado) il giudice ha disposto pure una provvisionale di 45mila euro e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Il processo, con rito immediato, è cominciato il 20 dicembre 2022. I maltrattamenti, presunti fino a condanna definitiva, sarebbero iniziati nell’estate 2019. Così per tre anni, quando la ragazza – all’epoca non ancora 30enne – l’ha lasciato e denunciato.

Nel capo di imputazione si legge di numerose minacce, di insulti anche contro i familiari di lei, violenze verbali e fisiche. La più grave sarebbe avvenuta nel 2020 a Catania durante una vacanza: Caffo le avrebbe stretto «violentemente la mano destra contorcendogliela», provocandole una frattura scomposta «con accorciamento del dito». Inizialmente tutto sarebbe stato addebitato a una caduta nella doccia. Gli avvocati del filosofo hanno ammesso che la relazione era diventata conflittuale ma hanno negato violenze e aggressioni. Due anni fa il gip aveva vietato a Caffo di avvicinarsi alla donna. Altri dettagli della sentenza: Caffo avrebbe esortato l’allora compagna a uccidersi per non essere riuscita «a far nulla nella vita». Ci sarebbero stati comportamenti di «controllo ossessivo e maniacale», minacce «con frequenza settimanale».

 

 

 

L’INCUBO
«Va bene educarne uno per colpirne mille, io sono stato colpito», ha commentato polemicamente il pensatore siciliano. Che ha aggiunto: «Sul piano morale chiedo scusa». Ma Caffo, cosa vuol dire? È andato avanti: «Sono molto dispiaciuto», e ha sottolineato che spera ancora «che non ci sia violenza contro le donne».

«Cercherò di capire il senso dell’andare in appello. Sono rammaricato, ho detto quella che per me era la verità. La verità processuale, poi», è la conclusione del Caffo, «è un’altra cosa». Poche ore dopo ha cambiato idea: «Sono innocente, mi appellerò contro la condanna. In primo grado siamo già riusciti a dimostrare l’infondatezza di alcune delle accuse. Mi appellerò per dimostrare la mia totale innocenza perché credo nella giustizia e per il bene di mia figlia». Fuori dal tribunale c’era un drappello di femministe. Mancava la Valerio amica e protetta di Elly: nessuno l’ha vista arrivare. La Valerio, s’intende. Notizie del Pd anti-patriarcato?

 

 

 

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