Michel Houellebecq, Occidente spacciato: "La volontà di scomparire, ecco che fine faremo"
Michel Houellebecq non usa giri di parole: in un'intervista al Corriere non solo traccia la profezia su quello che accadrà presto in Francia e su ciò che da Parigi può proiettarsi sull'intera Europa. Il suo punto di partenza è molto chiaro: "L'Islam avanza in Francia e vedo in Occidente la volontà di scomparire". Un quadro allarmante che taglia fuori tutta la retorica sull'integrazione che piace tanto alla sinistra. "Dopo gli attacchi del 2015, la società francese è cambiata per sempre? No, il peggio è che non è cambiato niente. L’islamismo ha continuato ad avanzare. Anche se ogni volta che un professore si fa sgozzare, si dice: mai più", afferma con amarezza.
E la sua previsione in Sottomossione di qualche anno fa, adesso purtroppo si è materializzata e lo scrittore non lo nega: "La mia documentazione era molto sommaria. È consistita nell’aggirarmi nella hall dell’università Censier, a Parigi. In effetti c’era qualche sintomo, c’erano più ragazze velate di quante avessi immaginato. E qualche manifesto che invocava il boicottaggio delle università israeliane, cose così. Mi sono detto: sono piccoli segnali di qualcosa. Era il 2014. E oggi questa tendenza si è molto allargata".
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A questo punto l'autore spiega come l'istruzione, l'ambiente accademico e la cronaca di ciò che accade nel mondo trovino saldatura in questi tempi moderni tra radicalismo islamico e movimenti di protesta: "Quando ero al liceo c’erano un sacco di trotzkisti, ma non sarebbero stati pro-Hamas. La sinistra è cambiata. Questo fenomeno ha radici che non comprendo totalmente e che non riguardano solo la sinistra. Per esempio, non credo che l’anticapitalismo sia così diffuso negli Stati Uniti. Ma le manifestazioni pro-Palestina sono ancora più forti in America. Senza dubbio c’è una forma di senso di colpa occidentale, di volontà di scomparire, di pulsione suicida. E la Francia ha una particolarità, l’Algeria. Si sottolinea poco a che punto la guerra d’Algeria sia stato il nostro ultimo grande evento drammatico. Milioni di persone sono venute in Francia, un esodo massiccio. Il debutto dell’estrema destra moderna è questo. Non è Pétain, è l’Algeria".
Sul fronte della politica interna poi commenta le ultime piroette di Macron alle prese con la formazione dell'ennesimo governo: "È successo qualcosa di divertente e di significativo. Perché durante tutto il periodo in cui la Francia non ha avuto un vero governo, l’estate scorsa, tutti i commentatori politici erano eccitati, drammatizzavano la situazione, ma ho avuto l’impressione che i francesi se ne infischiassero. Anzi, semmai erano contenti che non ci fosse un governo. A pensarci bene, è grave. Molti francesi pensano che quale che sarà il governo, prenderà cattive decisioni; dunque, sarebbe meglio non avere proprio nessun governo. Adesso, per esempio, non avremo una legge di bilancio, ci terremo quella dell’anno scorso. E molti si dicono: tanto meglio, tutto sommato". Sulla Le Pen poi aggiunge: "Non so se arriverà al potere. Ma in effetti mi ha sorpreso che non ci siano arrivati. La Francia è un Paese curioso, comunque. Il Parlamento che abbiamo adesso, va detto, è molto divertente". A questo punto parla del suo orientamento politico ma non vuol rivelare le sue scelte nella cabina elettorale: "In ogni caso sono contro l’Europa. E penso che tutta la vicenda giudiziaria di Marine Le Pen sia incredibile. Quando me l’hanno detto credevo che fosse uno scherzo".
Infine dà un consiglio a Macron: dimettersi. "Ho incontrato Emmanuel Macron molte volte nella mia vita. Non ho capito granché della persona. Ma in ogni caso, penso che non si dimetterà. E a mio avviso, sbaglia. Se lo facesse adesso, avrebbe forse delle chance di tornare. È ancora giovane e può tornare. Ma se lascia che la situazione si trascini fino al 2027… Se io fossi il suo coach personale, gli consiglierei di dimettersi nobilmente dicendo: “I francesi non mi hanno capito”. Poi cercherei di tornare, più in là. Io, al suo posto, me la giocherei così", ha concluso.
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