Lucrezia Selassié, reality, social e schiaffi a Bortuzzo: chi è la principessa dello stalking
Si chiama Lucrezia Selassié, ma tutti la chiamano Lulù. Principessa Lulù. Porta il nome di una bambola e il cognome dell’ultimo imperatore d’Etiopia. Di cui sempre Lulù dice d’essere discendente. Labbra ricolme di botox, una partecipazione al Grande Fratello Vip, due sorelle compagne di reality. Sono questi i segni particolari, fra i quali si annovera, ancora, un processo in corso per stalking ai danni del nuotatore paralimpico Manuel Bortuzzo. Fidanzato uscente conosciuto nella magione di Cinecittà. E cioè nella casa del Grande Fratello di Alfonso Signorini che, per la precisione, è il set del romanzo picaresco dei nostri tempi. La fabbrica dei sogni e delle isterie d’Italia. Anche perché Lulù, che si fa chiamare principessa e si professa nipote di Hailé Selassié – erede del re Salomone, messia dei rastafariani – sarebbe, a quanto pare, la figlia del suo giardiniere. Un po’ come in una tragicommedia, per intenderci. O come in un romanzo donchisciottesco dove le donne un po’ sciatte si trasformano in principesse bellissime. Ma solo nella percezione del sé.
Ed ecco. Lulù Selassié – influencer 26enne cresciuta fra Roma e Londra: mezzo milione di follower su Instagram, cifra al di sopra della quale si comincia a ragionare (e a fatturare) – non è riuscita a far pace col suo malamore. E cioè con la fine della storia con Manuel Bortuzzo. Sicché, prima dell’estate, è stata interdetta dall’avvicinarsi al ragazzo in sedia a rotelle e costretta a smantellarsi di monili, anelli, bracciali tennis targati Tiffany, per indossare un più sobrio braccialetto elettronico. Sobrio ma scomodo, in quanto d’intralcio con l’attività instagramatica. Coi selfie, coi post e coi click.
Ma soprattutto coi messaggi, i messaggini e le minacce all’indirizzo del principe impossibile, Manuel Bortuzzo. Che intanto raccontava ai suoi avvocati le giornate di Sodoma. Giorni e notti infinite – e lontane dai filtri Instagram – in cui lei lo schiaffeggiava e gli diceva: «O con me, o ti uccido». Così, fintanto che la procura chiudeva le indagini e chiedeva il giudizio immediato, fissato al prossimo 28 gennaio, la principessa imputata compiva un’ammissione di colpe. Ovvero un autodafé, per dirla con Franco Battiato, dei suoi innamoramenti. Lulù ammetteva l’ossessione, l’atto inconsulto, la persecuzione incontrollata. Talché tutti i suoi sogni, le sue isterie – e giocoforza tutto il romanzo imbastito nel reality – ridiventavano realtà. E persino la carrozza dorata, alla prova del braccialetto e della procura, tornava zucca. Ed ecco quindi che la storia di Lulù Selassié, preceduta dal caso Basciano-Codegoni (ex fidanzati al Gf, ora ai ferri corti per gli stessi motivi), è l’epitome del romanzo pazzo dei nostri tempi. Della grande narrazione picaresca che non si scrive sulla carta ma sullo schermo... E poi sullo schermino. E cioè in televisione, prima, e nel display del telefono poi. Là dove la realtà è aumentata e distorta all’incirca come il labiale gonfio di botulino.
Lulù Selassié – che dopo il Grande Fratello e dopo Instagram avrebbe ambito perlomeno a Belve della Fagnani (rassegna di casi umani, più che animali) – è il sunto perfetto del vippismo oggi. Ovvero dello star-system che non si nutre di rotocalchi e di paparazzi. Quanto di fo(selfie), to -fai -da -te di realtà (Instagram), fai -da -te di amori-fai-da-te (stalking). E che – oltre al Chisciotte – riaggiorna il film di Matteo Garrone. “Reality”, ve lo ricordate? Era la storia del pesciaiòlo napoletano che, tra palestre e integratori, si pompava per entrare in casa. Per entrare nella casa del Grande Fratello che – dopo vent’anni l’abbiamo capito – è la fabbrica dei nuovi mostri. La factory di umanità che a Cinecittà, oggi, supera Cinecittà di ieri. Lulù Selassié non è principessa e non è una diva. E tuttavia è la creatura perfetta per la fantasia di un Cervantes non meno che per un Dino Risi. I quali negli anni Venti (secolo nuovo) non si rintracciano che nella mente perfida di Alfonso Signorini (dobbiamo accontentarci). Di lui che li fa, poi li accoppia, e alla fine li fa uscire di casa... E persino di testa.
"Se non stai con me, ti ammazzo": orrore della "principessa" Selassié contro Manuel Bortuzzo