Sabina Guzzanti, l'elogio a Giorgia Meloni e lo schiaffo al politicamente corretto
Il curriculum di Sabina Guzzanti parla chiaro. Tra le voci, in ordine sparso: nel lontano 2008 era in piazza per il «No Cav Day», tutti insieme appassionatamente contro Berlusconi; di Oriana Fallaci propose un'imitazione tutt'altro che lusinghiera; nel 2013 votò per Vendola e nel 2018 il salto di qualità, una croce sul simbolo di Potere al Popolo; ha profonda consuetudine con due studi televisivi, quelli di Propaganda Live e di PiazzaPulita.
Elementi che tratteggiano una figura al di sopra di ogni sospetto. Ragione per la quale ci diverte immaginare svenimenti e mascelle in caduta libera tra chi, nella multiforme galassia progressista, ieri si è imbattuto nell’intervista concessa dalla Guzzanti al Corriere della Sera. L’occasione è il debutto del suo spettacolo, Liberidì Liberidà, prima data il 9 dicembre al Teatro Duse di Bologna.
«Non è uno spettacolo, ma una stand up comedy», puntualizza. E sul palco la satira politica sfocia in un dialogo immaginario tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, dialogo di cui le chiedono conto. Sabina spiega: «La presidente del Consiglio mi sembra una persona in gamba, stimata... e infatti già a suo tempo nei miei monologhi a Propaganda Live, la proponevo provocatoriamente come segretaria del Pd, alludendo a tanta roba deludente di questo partito. Con Schlein, il mio intento, ovviamente giocoso, è di aiutarla nella comunicazione che, soprattutto ai suoi esordi, non era molto chiara, in pratica non si capiva niente di quello che voleva dire».
"Cosa penso di Giorgia Meloni": svenimenti a sinistra, ecco le parole di Sabina Guzzanti
Intendiamoci, e la Guzzanti si fa intendere: nessuna affinità politica col premier, ma pur nella profonda divergenza ha l’onestà di definirla una persona in «gamba», «stimata». Merce rarissima in un contesto in cui la narrazione - da sinistra - di Meloni e del suo universo viene quasi sistematicamente ridotta a etichette degradanti e accusatorie (fascismo, TeleMeloni, familismo, compressione dei diritti...).
Le parole della Guzzanti non sono un’assoluta novità. Già nel dicembre 2022, a due mesi dall’insediamento a Palazzo Chigi, disse di stimare Meloni, «una donna premier penso ci faccia sentire tutte più forti, oltretutto viene da un ambiente più maschilista di quello dell’area progressista e immagino sia stata una scalata faticosa». E ancora, sempre a Propaganda Live: «Il fatto che sia donna un po’ fa piacere. Si è fatta da sola» (e tra le mascelle cadenti si fotografò quella di Diego Bianchi, seduto lì, davanti a lei).
Un imprinting politico chiaro ma una mente più libera di tante altre. Altra conferma arriva ancora dall’intervista di ieri. Dopo aver denunciato di essere stata «spesso censurata, persino cacciata dalla Rai nel 2003», aggiunge che oggi «su La7 mi sento libera, ma certamente, rispetto agli anni Novanta, il clima in generale della satira è cambiato, mi pare che ci sia molta omologazione e tutto è più complicato dal punto di vista legale». E ancora: «Ridere è diventato quasi un gesto di sottomissione, nel senso che tutti ridiamo insieme per le stesse cose» (frase, quest’ultima, piuttosto interessante). «Credo che manchi la possibilità di avere un vero pensiero critico», conclude la Guzzanti. La critica a pensiero unico, deriva woke, cancel-culture o più prosaicamente al buonismo è evidente. E anche questo è un tratto raro tra chi si schiera dal lato in cui sta la Guzzanti. Dunque, un piccolo evviva.