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Zerocalcare epura l'amica femminista: la farsa delle liti tra benpensanti

Luca Beatrice
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Zerocalcare è il fumetto (brutto) di se stesso, una parodia mal riuscita del puro autoepuratosi, che ha definitivamente sciolto l’antico interrogativo morettiano: mi si nota molto di più se non ci vado, però nello stand di Bao a firmar copie vendute ci sono sempre, fedele alla reputazione strameritata di Zerocalcare millefatture. Questo eroe dei centri sociali ha raggiunto un livello di vinificazione in purezza tale da non poter più andare da nessuna parte per non contaminarsi, non al Salone del libro di Torino perché c’è uno stand “vicino” a CasaPound, poi estromesso e allora rientra, non a Lucca Comics per via della questione Israele, neppure alla Buchmesse di Francoforte, ora nemmeno a Più libri più liberi, la kermesse romana, dopo le polemiche dei giorni scorsi sull’invito di Chiara Valerio a Leonardo Caffo, l’intellettuale accusato di maltrattamenti nei confronti dell’ex compagna.

Lui ormai ha scelto di stare, parlare, presenziare solo con chi la pensa esattamente come lui; ma festival e saloni non dovrebbero essere il luogo del dibattito aperto a opinioni anche radicalmente diverse, soprattutto se fin dal titolo si invoca la libertà? Poveri illusi... Zerocalcare, insomma, ha preso la palla al balzo per rompere con la linea di Chiara Valerio che non voleva impedire a un indagato di parlare. So bene che la scrittrice di Scauri non gode di particolari simpatie dalle nostre parti, però una cosa le va riconosciuta, lei è una che fa sempre di testa sua e stavolta si è presa il rischio di recitare la parte della garantista, che a sinistra non piace affatto. «Per non lasciare non detti: mi è sembrato evidentemente inopportuno invitare a una fiera dedicata a Giulia Cecchettin un uomo (confesso che non sapevo manco chi cazzo fosse), accusato di violenza ai danni della sua compagna». Pregasi notare la frase tra parentesi, l’elegante inciso di uno abituato a esprimersi come un troglodita per un pubblico di trogloditi. Il «chi cazzo fosse» è un giovane filosofo che prima delle disavventure con la giustizia era molto stimato dall’ambiente culturale e accademico italiano, soprattutto a sinistra. Molto probabile, a detta di chi a differenza di Zerocalcare sa chi cazzo sia, che la sua sia stata una brutta storia di amore tossico e violento.

 



Ci penserà la giustizia a giudicare, nel frattempo lui, come tanti altri come tutti, ha diritto di parola, ci manca solo che a decidere chi sì e chino siano fumettisti dalle opinioni queste sì spesso censurabili, uno scenario orwelliano forse sarebbe meglio. La questione sullo sfondo è seria, il comportamento di Zerocalcare da barzelletta. Insieme a te non ci sto più, cara Chiara Valerio, anche se fino a ieri eri del mio stesso giro. Dice di no, ma l’ha trattata come un’appestata, suppone la sua buona fede e la coerenza rispetto al principio del garantismo (che dovrebbe riguardarci eccome), «però quando diventiamo utili agli articoli della Verità, quando i nostri nemici ci prendono a simbolo, è il momento di fermarci a riflettere pure se siamo in buona fede».

Ecco, in questo passaggio è evocata tutta la mediocrità del personaggio Zerocalcare, il bisogno di cercarsi dei nemici per andare a rivendere le sue storie illustrate a ragazzi ingenui e creduloni, molti nemici molto onore che sia Israele, la destra di governo e ora persino Chiara Valerio, di sinistra come lui ma mai quanto lui. Persino nelle assemblee degli anni ’70 era contemplata la possibilità del dissenso interno, Zerocalcare invece frequenta solo i palchi dove il contraddittorio non esiste, unico invitato con gli altri ad applaudire e se per caso si accorge che qualcuno non è allineato fa una storia su Instagram per dire che non ci va più, tranne che per incassare i diritti e fare. 

 

 

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