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Maurizio Landini fa la vittima ma insiste con la rivolta: un piagnisteo pericoloso

Francesco Storace
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Maurizio Landini frigna e fa la vittima. Pur di alzare la tensione per lo sciopero di domani, il leader della Cgil denuncia una incredibile - fa tutto da solo- «campagna di delegittimazione e di denigrazione». Come se ciascun italiano non ne abbia sentito le parole ogni giorno nei vari tiggì, scatenatissimo contro chi governa l’Italia. Non ce la fa proprio a pentirsi il segretario della Cgil di quella orrenda espressione («rivolta sociale») che è servita solo a surriscaldare animi già troppo tesi. E dice che le polemiche scatenate dopo quella sparata arrivano «solo da chi vuole strumentalizzare, da quando abbiamo proclamato lo sciopero, qualsiasi cosa io dica e faccia». Poverino, angelo incompreso. Se la prende non solo col governo, il sindacalista più duro del west, ma anche con le televisioni, a partire da quelle che gli stanno antipatiche, quelle che non lo esaltano e che non si abbeverano alla sua «comunicazione». Lo dice apertamente, lanciando minacce contro chi lo giudica non esattamente come modello di lotta sindacale. «Penso anche a delle trasmissioni televisive contro le quali agiremo in termini legali denunciandole perché stanno denigrando le attività sindacali».

I DISTINGUO DELLA CISL
Lo fa in un convegno, autovittimizzandosi: «Se il terrorismo sia rosso che nero in questo Paese è stato sconfitto è stato grazie alla lotta di lavoratori e del ruolo del movimento sindacale e operaio, non accetto lezioni. Se parlo di rivolta sociale è perché penso che sia il momento di non voltarsi dall’altra parte, è un invito alla non rassegnazione, la risposta è la partecipazione. Volevo dire mobilitatevi? No, volevo proprio dire rivolta sociale». Nessuno ha più dubbi in proposito. L’agitazione di domani si svolgerà con manifestazioni della Cgil e delle Uil, che sono previste in 43 piazze. I sindacati rimasti orfani di Cisl e Ugl affermano di scendere in piazza per chiedere di cambiare la manovra di bilancio, aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici e investire nelle politiche industriali. Come se non ci siamo già iniziative concrete in proposito da parte dell’esecutivo. Una mobilitazione indetta per contrastare le scelte del governo.

Dove frigneranno i capi sindacali? (Non c’è solo Landini col suo estremismo verbale, ma purtroppo anche Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil). I due segretari generali, concluderanno rispettivamente le manifestazioni di Bologna (corteo ore 9.30, da Porta Lame a Piazza Maggiore) e Napoli (corteo ore 9.30, da Piazza Mancini a Piazza Matteotti). Ovviamente non ci sarà la Cisl. Luigi Sbarra, che ne è leader, comincia a stancarsi delle frecciate di Landini, che in questi giorni gli ha mandato a dire più volte che «la risposta gliela daranno i lavoratori». E Sbarra gli ha risposto mostrando una calma olimpica: «Rassicuro Landini che migliaia di lavoratori e pensionati ci stanno rispondendo e chiamando in queste settimane per iscriversi alla Cisl». E aggiunge: «Anche quest’anno gli associati alla nostra organizzazione aumentano, con nostra grande soddisfazione, in tutte le categorie».

 

 

PROCLAMI DI “GUERRA”
Il capo della Cisl lo spiega così: «Segno che le persone chiedono concretezza e assunzione di responsabilità dal sindacato e non proteste dal sapore politico, utili solo a scaricare costi e sacrifici sudi loro». Un atteggiamento profondamente diverso rispetto alla Cgil, che fa precedere le sue rivendicazioni da proclami di guerra assolutamente superficiali. Proprio su quella “rivolta sociale” proclamata da Landini si è scatenato un durissimo dibattito nel Paese e tra le forze politiche. Con tutti i conseguenti rischi per la tenuta di una società che certo paga ancora il costo di antiche disuguaglianze. Ma ignorare i progressi sul fronte salariale con il taglio delle tasse in busta paga come l’aumento dell’occupazione, non offre a Landini licenza di potere sparare parole in libertà. Chiusa la parentesi scioperaiola di domani, l’auspicio è che dalla Cgil si dismetta un atteggiamento verbale davvero insensato. Parlano addirittura di divieto di scioperare in un paese dove si registra un’enormità di agitazioni ogni giorno. Ma dove pensano di vivere costoro? Il governo va comunque avanti senza lasciarsi intimidire da proteste pregiudiziali. Perché l’Italia che lavora non ha dimenticato i silenzi interessati degli scorsi anni. Allora, i sindacati non c’erano. Governavano i compagni.

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