Walter Veltroni scrive di Sparwasser? Toh, cosa "scorda" sul comunismo
Nel 1988 Jürgen Sparwasser, icona calcistica della Germania Est, fugge all’Ovest perché non ne può più di una cappa totalitaria chiamata comunismo. Nello stesso anno, Walter Veltroni fa il suo ingresso nel Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano. Ieri, il secondo (nel frattempo diventato grande firma del fu giornale della borghesia produttiva) ha intervistato il primo sulle colonne del Corriere della Sera. Non solo è riuscito nell’impresa di non abbozzare un minimo di autocritica sulla propria storia politica, di non fare il più remoto cenno all’abbaglio ideologico di una comunità, la sua, che vide il sol dell’avvenire là dove c’era solo il gulag.
Ma riesce perfino a nominare la parola “comunismo” soltanto una volta, di sfuggita e come se si trattasse di un elemento di sfondo, non della tragedia che ha marchiato la vita dell’altro. Parlando di un altro calciatore: «Il regime non perdonò a Eigendorf un’intervista critica. Si dice che durante una cena fu drogato, messo in macchina e mandato a sbattere contro un palo. Basta andare a Berlino, al Museo della Stasi, per rendersi conto che allora queste pratiche, in nome del comunismo, erano abituali».
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No, queste pratiche ERANO il comunismo, nella sua essenza totalitaria e liberticida. Che poi è quello che Sparwasser gli racconta per tutto il colloquio: «Il sentimento era quello di un ossessivo, permanente controllo. Si potevano subire attacchi costruiti ad arte da parte dei membri dell’apparato»; «Libertà è una parola della quale noi, nella Ddr, non conoscevamo il significato, non l’avevamo mai incontrata». Di fronte a queste cronache dall’inferno marxista, quale domanda viene in mente sul finale al fondatore del Pd? Ma è ovvio, quella sull’allarme nero: «Come si spiega che oggi in Germania crescono movimenti neonazisti?». E dire che da quelle parti avanza anche una sinistra estremista, rossobruna, esplicitamente nostalgica dei sistemi socialisti, quella di Bsw (la cui leader Sahra Wakenknecht è appena stata ospite alla convention del socio di “campo largo” Peppino Conte). Magari sarebbe stato interessante il parere di Sparwasser su questo, sull’eco dell’incubo che ha conosciuto. Ma il compagno Walter si dimentica di chiederglielo. Del resto, l’amnesia è un disturbo che lo accompagna da tempo, almeno da quando affermò di non essere mai stato comunista.
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