Bruno Vespa smonta la sinistra. "Quanti sono i nostalgici del fascismo tra chi vota Meloni"
"Secondo lei quanti degli elettori di Giorgia Meloni di oggi sono ancora nostalgici?", gli domanda Michele Masneri sul Foglio. E Bruno Vespa, che di Benito Mussolini è tra i massimi esperti in Italia, come confermano i tanti tomi scritti (e campioni d'incassi in libreria) dal 2004 a oggi, risponde secco; "Del fascismo direi zero. Dell’Msi meno del 10 per cento. Poi c’è un grosso numero di persone che non è fascista per niente ma non vuole in nessun modo dirsi antifascista, essere confuso con quelli di sinistra".
Eccola qua, in pochissime battute, la fotografia di Fratelli d'Italia e dei suoi elettori e soprattutto la radice del "cortocircuito" di chi scambia i meloniani per "negazionisti" se non direttamente fascisti e basta.
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L'autore dell'ultimo Hitler e Mussolini. L'idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell'Italia nella nuova Europa), riflette tra passato (smentendo per l'ennesima volta la leggenda metropolitana che vorrebbe il conduttore di Porta a porta il figlio segreto del Duce, addirittura) e Silvio Berlusconi, che gli presentò per la prima volta Gianni Letta, suo amico dai tempi della militanza in redazione a Il Tempo.
"Ero direttore del Tg 1, doveva essere il 91 o 92. C'era Vizzini, il ministro delle Poste, che aveva fatto un convegno a Rimini, e Letta mi disse: se vuoi torniamo insieme con l'aereo di Berlusconi così te lo presento. Quando scesi dall'aereo dissi: quello ci frega tutti".
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Le opposizioni accostano il governo della Meloni a quello del Cavaliere, anche per quanto riguarda la gestione di viale Mazzini e della tv pubblica. "Le dico solo che fino al '94 e all'arrivo di Fini non s'era mai visto uno, dico un missino a viale Mazzini. Dopo, furono centinaia", premette a proposito di cambi di bandiera. E per quanto riguarda le lottizzazioni "oggi è sempre la stessa cosa". Le accuse rivolte alla premier e al centrodestra, insomma, sono le stesse che guarda caso quasi nessuno osava sollevare ai tempi dei governi di centrosinistra.
"La libertà tu te la devi anche conquistare - ribadisce Vespa, sempre a proposito di TeleMeloni e dintorni-. Per esempio con Berlusconi: lui veniva con i suoi grafici, i suoi dati, ma io materiale di partito non l'ho mai accettato. E le riprese: sempre con le nostre telecamere, mai filmati realizzati da loro. Infine Mitì Simonetto, la sua assistente, pretendeva di stare in sala regia, ma io l'ho sempre tenuta fuori".
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Riguardo alle accuse a lui rivolte, quella per esempio di Giuliano Ferrara che lo definì maliziosamente "equivicino", anziché equidistante, Vespa taglia corto: "Io ho seguito tutti i cicli. Durante il periodo del Compromesso storico ero la Madonna, i comunisti mi portavano in palmo di mano. Poi ero quello prostrato al potere. Bisogna avere pazienza. Mi ricordo il leggendario presidente della Rai Bernabei che prendeva uno dei suoi e gli diceva: tu sei socialista! E quello: ma direttore, io sono democristiano. No, tu da oggi sei socialista. Perché servivano nomi in quota Psi".