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Marco Travaglio, la crisi di nervi dopo la nomina di Fitto: "Schlein come Meloni"

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Raffaele Fitto sarà nominato vicepresidente della Commissione europea. Alla fine, grazie agli sforzi politici e diplomatici di Giorgia Meloni e della sua compagine di governo, anche quest'ultimo nodo si è sciolto. E il prossimo 27 novembre potrà formalizzarsi la nuova governance europea - guidata sempre da Ursula von der Leyern - che avrà il difficile compito di gestire - e risolvere - i dossier più cruciali che negli ultimi cinque anni hanno messo quasi in ginocchio l'Unione. 

Ma in casa nostra c'è chi proprio non riesce a digerire questa ennesima vittoria di Giorgia Meloni. Marco Travaglio, è un grillino illuso - o disilluso - e non sa se prendersela più con la leader di Fratelli d'Italia o con Elly Schlein. Nel dubbio attacca entrambe. Già, perché in effetti l'approccio del Partito democratico è stato al quanto contraddittorio. "Dire tutto e il contrario di tutto o - più semplicemente - non dire niente assicura messi di voti da pacifisti e guerrafondai, atlantisti e multipolari, filorenziani e antirenziani, filogrillini e antigrillini, centristi e progressisti, filoisraeliani e antisraeliani, filopalestinesi e antipalestinesi, innovatori e conservatori, green e anti-green ecc.", si legge nel suo editoriale sul Fatto.

 

 

Non sappiamo se il "lodo Bocchino" - "Giorgia ha consenso, quindi ha sempre ragione" - corrisponda alla giusta chiave di lettura per capire le strategie adottate dal Nazareno nella partita europea. Ma, come sottolinea Marco Travaglio, basta recuperare alcune dichiarazioni di autorevoli esponenti dem per comprendere come Elly abbia giocato male le sue carte. "Fitto non può fare il vicepresidente esecutivo della Commissione”, tuonava Brando Benifei. "La delegazione del Pd a Bruxelles può votare per Fitto perché italiano o addirittura perché è pugliese tralasciando il fatto che fa parte di un partito e di un gruppo radicalmente antieuropei: in questo caso sarà compromesso il profilo europeista del Pd", il pensiero invece di Andrea Orlando.

Secondo Travaglio, il Pd a guida Elly Schlein si è fatto trascinare da quella che lui definisce "la scia di bava dei veri padroni". E chi sarebbero questi grandi vecchi? Facile: i soliti, antichi, amici-amici del Fatto e del grillismo: "Mattarella, Draghi, Prodi, Gentiloni, Monti e le altre monache ursuline".

 

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